Eucarestia ed obbedienza

 

Cari lettori, vorrei condividere con voi oggi, la riflessione della mia preghiera di questi giorni, dove il tempo estivo mi offre più spazio per fermarmi e meditare. Più di trent’anni sono passati dall’Ordinazione Sacerdotale e facendo un bilancio e guardando indietro vi dico che rifarei la stessa scelta. Quando si è giovani si hanno sogni, obiettivi, progetti ma c’è un elemento nelle promesse sacerdotali che vorrei richiamare, per la meditazione personale, senza mettere in secondo piano gli altri, ed è l’obbedienza e senza mancare al senso teologico, la vorrei definire una virtù che talvolta va cedendo, ma se al di là dei singoli progetti ci si sa fidare dei superiori, o delle scelte e degli obiettivi prefissati,  allora ci si scorge che il Signore è all’opera nella tua vita nella vita di ognuno di noi.

Ogni prete, come ogni persona, ha progetti e dopo aver detto il “si”, di voler seguire il Signore, le tentazioni di una vita che appaia sotto i riflettori è forte ma se con umiltà e senso dei propri limiti e dei doni ricevuti sa accettare la volontà dei suoi superiori, degli eventi, della Provvidenza, anche se non li condivide e magari non li capisce, ma lascia fare al Signore abbandonandosi a quello che la provvidenza mette davanti, allora farà grandi cose perché sarà uno strumento libero e felice nelle mandi di Dio.

“.. Obbedire a Dio è ascoltare Dio, avere il cuore aperto per andare sulla strada che Dio ci indica. L’obbedienza a Dio è ascoltare Dio. E questo ci fa liberi»…”. (cfr. Papa Francesco)

Così è iniziata la mia esperienza come Cappellano Militare, con un gesto di obbedienza, nulla chiedere nulla rifiutare. Un giorno il mio Vescovo mi chiamò e mi mando a fare questo servizio. Molti anni ormai sono passati e tutti belli, leggendoli con gli occhi della fede. Umanamente sicuramente con molti errori, ma belli ed edificanti. Ho ricevuto e imparato di più di quello che ho dato e insegnato. Non sono mancate, in questi anni, difficoltà e momenti bui, limiti e scossoni. Per quanto si cerchi di essere perfetti, onesti, sinceri, testimoni … non è sempre facile, più facile parlare che fare ma questo è il limite umano che forse il nostro popolo fatica a vedere e vorrebbe (e ne ha il diritto) dei santi sacerdoti e ogni giorno noi sacerdoti cerchiamo questa santità attraverso il nostro lavoro, la nostra preghiera, il nostro confronto, le nostre povertà, ma è un cammino in salita continuo che funziona solo se ti sai fidare del Signore, se al primo posto metti sempre e solo Lui e non il tuo successo, il tuo orgoglio o il tuo apparire.

Una bellezza, questa vita sacerdotale, che è un dono. La cosa più bella del mio sacerdozio è poter celebrare l’Eucarestia e attorno a questa costruire ogni momento della vita personale e delle comunità che di volta in volta mi è affidata. L’Eucarestia come centro unico da cui far scaturire ogni cosa. In questi anni forse le mie assemblee non sono state frequentate come nelle parrocchie territoriali, ma non ho mai mancato un giorno di celebrare la S. Messa in orari e occasioni differenti, in luoghi e ambienti diversi, ma l’Eucarestia sempre come inizio e culmine della mia giornata.

I cedimenti e le cadute, le tristezze e le delusioni del ministero, che talvolta pur facendo il bene raccogli, trovano il suo fine ultimo nel Santo Sacrificio dell’Eucarestia. Uno stile Eucaristico che vede o deve vedere ognuno di noi inchinati verso l’umanità e da questa posizione scorgere il servizio necessario per la tua gente e da questa “altezza” servire la tua gente. Non c’è iniziativa, attività, successo, carriera o altro che possa valere senza questo momento. La bellezza faticosa di questa vocazione, forse e sicuramente non meno ne superiore ad altre vocazioni, ci pone nel popolo e tra il popolo come coloro che alzano le mani per benedire e guidare il cammino e questo ci deve ricordare responsabilmente chi siamo e cosa facciamo.

In questi ultimi decenni molti cambiamenti, molte difficoltà, molti scandali e cadute, ma la Chiesa di Dio, di Cristo continua perché è da Lui generata e conservata e al di là delle nostre povertà, delle nostre singole persone, cresce e si diffonde portando e insegnando amore e pace. La storia leggerà gli eventi, lo Spirito Santo guidava, guida e guiderà l’azione della Chiesa eternamente al di là delle forme e delle logiche umane.

Questa è la bellezza del Sacerdozio che oggi davanti al Tabernacolo nel silenzio del raccoglimento nella preghiera mi sono albergate nella mente e sulle quali ho riflettuto, ripensato e pregato. Come fare, come essere, come pormi alla mia gente e a me stesso? Così!, come un uomo Eucaristico che da qui parte per servire e da qui “prende l’odore delle pecore”, da qui sa aprire dialoghi e non costruire muri, da qui sa accogliere al di là dell’interesse, da qui, dall’Eucarestia sa condividere e abbracciare tutti. Una bellezza che vale per noi e che se la scopri risplende nella gente che incontri. Un parlare di Cristo con i gesti più che con le parole, un servire più con una presenza che con iniziative se pur utili e necessarie.

Ora, vi chiedo di pregare per i vostri sacerdoti, perché il loro cuore sia sempre il cuore di Cristo che abbraccia l’umanità povera o ricca, sana o malata, vicina o lontano, perché il sacerdote non dimentichi mai di essere “un Alter Christus”, questa la vera bellezza e questo chiedete ai vostri sacerdoti.

@unavoce

 

Foto di Copertina: S. Messa presso Area Sacra esterna della parrocchia dei Militari “Madonna di Loreto – 15° Stormo