Strada dell’amore e della verità

 

“L’umiltà, in sostanza, “ci mette nella condizione di imparare. Ci fa ritrovare il gusto delle cose semplici, e quando si è semplici si è anche genuini. Ci aiuta ad accontentarci di ciò che la vita ci da. Ci fa toccare con mano la realtà così com’è. Bando ai sogni, alle fantasie e alle illusioni. Sono uno fra i molti, sono mortale e limitato, sono un essere umano fra esseri umani. Non devo dimostrare di essere migliore di nessuno. […] L’umiltà è trovare il nostro posto sotto le stelle.” (cfr. Piero Ferrucci, 2004, La Forza della Gentilezza, Mondadori)

 

Umiltà è la parola chiave del Vangelo che è stato proclamato domenica scorsa e su questa parola oggi voglio soffermarmi con voi a riflettere.

Chiamerei l’umiltà un valore o una qualità della nostra vita. Purtroppo e troppo spesso assistiamo nel mondo e tra di noi ad arroganze e soprusi che non ci parlano di umiltà e sembra che chi sia umile sia di secondo piano, da scartare, da non considerare perché incapace, ma credo che non dobbiamo dimenticare una cosa, come ci viene ricordato sia dalla fede che dalle scienze umane, l’umiltà è un valore, una qualità.

Troppo spesso “sembra essere fraintesa nel suo significato più profondo. Trovo utile, quindi, fare subito un chiarimento: umile non è chi si svaluta o sottovaluta, né chi si mostra o appare fragile, dimesso, ritirato, poco coraggioso o audace nei sogni e negli obiettivi che vuole raggiungere. Insomma, si può stare ben eretti con la schiena diritta ed essere umili: le due cose non fanno a pugni. Iris Murdoch lo riassume splendidamente: “L’umiltà non è la strana abitudine ad avere scarsa considerazione di se stesso, quanto l’avere una voce impercettibile. È un rispetto non egocentrico per la realtà”. (cfr. D. Algeri)

Una qualità che noi pensiamo di pochi, per i santi diremmo noi cristiani? Si legge negli scritti riguardanti Charles de Foucauld che l’abbe’ Huvelin, padre spirituale di Charles gli consigliava: “Scegli sempre l’ultimo posto e nessuno te lo prenderà”. Cari amici, quindi, una qualità che ci fa grandi che mi permetto di chiamarla “la virtù della mamma”. (cfr. Mons. G. Mani)

La mamma che ama sa essere umile per amore. Maria ce l’ha insegnato rendendosi disponibile ai progetti di Dio e guardate cosa è diventata “grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”. L’umiltà ci pone in una posizione di poter apprendere, di capire, di scegliere, di consigliare, di aiutare, l’umiltà ci apre la strada dell’amore, del perdono, della carità. La persona umile riesce a vedere oltre l’evidenza, riesce a comprendere, magari non accetta ma riesce a comprendere le varie opinioni e posizioni del pensiero della vita.

Prova, allora nella tua vita a dare tempo alle persone che incontri dedicando la tua attenzione seria non interessata e a fine giornata prova a vedere le cose che hai potuto imparare più di quelle che hai potuto insegnare. Educhiamoci all’umiltà che, come ci è stato ricordato, non è essere meno di altri, no!, ma è essere attenti agli altri in modo vero.

Ora comprendete le parole e la parabola di Gesù nel richiamare a scegliere l’ultimo posto, non strategia per poi apparire, no!, ma attenzione, carità, amore per ciò che c’è attorno a noi.

L’umile non è una persona dimessa o nascosta non è questo, ormai l’abbiamo capito ma umiltà è saper ascoltare, saper mettere al primo posto l’altro come una mamma con i figli.

San Carlo Borromeo aveva nel suo motto episcopale “Umilitas” e certo non era un poveretto, ma un santo e veniva da una famiglia nobile e ricca e la sua posizione nella Chiesa lo metteva non certo all’ultimo posto, ma era umile e all’ultimo posto, nonostante la sua posizione, per essere umo di carità, capace e attento nel sapere essere accanto e vicino alle persone facendole sentire uniche.

Sia anche per noi così, l’umiltà una scuola di vita, un esempio di correttezza e di amore, di apertura e di dialogo e impareremo sempre da tutti e da tutto e potremo aiutare il mondo a vivere nell’amore e nella Pace.

@unavoce

 

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