Tra pensieri ed emozioni

 

Disse ancora questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell’altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato». (Lc 18, 9-14)

 

Apro con questo brano del Vangelo di Luca, Il fariseo e il pubblicano, per introdurci all’attuale argomento che oggi con voi voglio portare alla vostra attenzione, certo che con una educazione del cuore e della mente, della vita sia umana che spirituale, potremo crescere ed essere sulla strada dei veri discepoli di Cristo.

“una ragazza scrive che spesso “si perde” tra pensieri ed emozioni. Non solo si perde, ci si sente proprio intrappolata. Ti capita mai di sentirti in trappola, in uno stato di confusione? O di sentire che la vita che fai ti pesa? E magari pensare di non avere via d’uscita rispetto ai tuoi problemi? Io mi sentivo così in passato. Mi ricordo che a volte vivevo situazioni in cui avrei voluto solo addormentarmi per poi svegliarmi e scoprire che era solo un sogno. Che quei problemi che consideravo troppo grandi non erano reali. Che non dovevo vivere quelle situazioni che mi sembravano opprimenti. E sai una cosa interessante? Non era mai un sogno. Era reale e dovevo affrontare situazioni e fare i conti con le difficoltà, con le azioni (e reazioni) degli altri. Fare i conti con la mia paura… chiudere un matrimonio? intrappolata tra pensieri ed emozioni, e sono confusa? stare tranquilli economicamente? gestire le mie reazioni verso gli altri? accettare il mio passato?” (cfr. dalla Newsletter diventarefelici)

Parto da questa provocazione iniziale per iniziare con voi una riflessione su questo stato d’animo molto diffuso: “Sentirsi in trappola”, sentimento che dobbiamo superare con intelligenza e magari aiutati dai professionisti e senza dimenticarci la nostra fede e il cammino spirituale che dobbiamo compiere per vivere e costruire la nostra vita. Quante volte capita che le emozioni ci offuschino i pensieri, che ci muoviamo d’istinto più che con un ragionamento? Quante volte facciamo cose per ripiccha piuttosto che per una seria intelligenza? Il più delle volte il nostro pensare fa dare forme strane al nostro agire

“Il ragionamento emotivo è un processo cognitivo per via del quale diamo forma a un’idea o a una convinzione in base al modo in cui ci sentiamo. È probabilmente la modalità più comune di auto-sabotaggio, quella per cui ci sentiamo tristi perché ci succedono solo disgrazie, quella per cui siamo gelosi perché il nostro partner, segretamente e quando meno ce l’aspettiamo, ha intenzione di tradirci. Ragionare in base a come ci sentiamo, l’abbiamo fatto tutti più di quanto crediamo. È una trappola, un trucco che ci gioca il nostro cervello, che in certi momenti ha difficoltà ad interpretare e gestire correttamente le emozioni. Non avranno alcuna importanza i fatti concreti, perché qualsiasi elemento obiettivo e razionale verrà deliberatamente ignorato o scartato a favore della “verità” sostenuta dai sentimenti.” (Cfr lamentemeravigliosa)

Non mi voglio soffermare sulle caratteristiche tecniche, non è il mio settore e non ne sarei capace, pertanto vi rimando alla lettura dei testi citati perché ci aiutino e ci aprano la mente ad affrontare questi limiti del vivere che in qualche modo ci condizionano.

Quello che voglio suggerirvi oggi insieme all’aspetto tecnico è quello spirituale del nostro atteggiamento davanti a queste situazioni per non lasciarci trasportare dalle emozioni e nello stesso tempo per non rimandare le situazioni da risolvere o giudicare gli altri sulla base di come ci sentiamo noi, limite molto diffuso e pericoloso. Lo sforzo che dobbiamo fare tutti è quello di tenere i piedi per terra, di non dare spazio e non alimentare le nostre fissazioni, non dare giudizi soprattutto se c’è qualche elemento che ci condiziona. Non dobbiamo permettere alle nostre emozioni di trasformarsi in verità assolute e pensare che solo noi siamo nel giusto, dobbiamo necessariamente prendere il controllo di noi stessi non pensando alle cose e alle situazioni solo come se avessimo ragione, ma verificando ogni angolatura del problema.

Umiltà e superbia sono i due elementi del Vangelo di Luca e questi a livello spirituale e anche umano che dobbiamo analizzare per non sentirci in trappola per non farci condizionare dai pensieri negativi

“Dalla parabola ricaviamo un modo sicuro per evitare l’arroganza nella nostra vita di pietà: sarà umile e gradita a Dio se ci porta a frequenti atti di contrizione e ad amare gli altri. Sarà arrogante e infruttuosa se ci fa sentire sicuri dei propositi da noi compiuti e ci induce a frequenti giudizi critici verso gli altri. Spiega Papa Francesco, “Non basta dunque domandarci quanto preghiamo, dobbiamo anche chiederci come preghiamo, o meglio, com’è il nostro cuore: è importante esaminarlo per valutare i pensieri, i sentimenti, ed estirpare arroganza e ipocrisia”. Per evitare questo male dell’anima mentre cerchiamo di migliorare e di avere un’autentica conoscenza di sé, può esserci utile ciò che scrisse san Josemaría: “Non è mancanza d’umiltà che tu riconosca il progresso della tua anima. Così ne puoi ringraziare Dio. Non dimenticare che sei un poveretto che indossa un bell’abito… imprestato”. (cfr. Pablo M. Edo)

Questo il cammino per come affrontare pensieri ed emozioni, fidarci e affidarci al Signore senza mancare nell’impegno personale a guardare con gli occhi del bene e del bello.

@unavoce

 

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