TUTTI I SANTI e fedeli defuntiMt 5,1-12a

Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

  

«Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio. Chi parla, lo faccia come con parole di Dio; chi esercita un ufficio, lo compia con l’energia ricevuta da Dio, perché in tutto venga glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo» (1° Pietro 4,10-11)

“tutti nella Chiesa, sia che appartengano alla gerarchia, sia che siano retti da essa, sono chiamati alla santità, secondo le parole dell’Apostolo: « Sì, ciò che Dio vuole è la vostra santificazione » (1 Ts 4,3; cfr. Ef 1,4). Orbene, questa santità della Chiesa costantemente si manifesta e si deve manifestare nei frutti della grazia che lo Spirito produce nei fedeli; si esprime in varie forme in ciascuno di quelli che tendono alla carità perfetta nella linea propria di vita ed edificano gli altri; e in un modo tutto suo proprio si manifesta nella pratica dei consigli che si sogliono chiamare evangelici. Questa pratica dei consigli, abbracciata da molti cristiani per impulso dello Spirito Santo, sia a titolo privato, sia in una condizione o stato sanciti nella Chiesa, porta e deve portare nel mondo una luminosa testimonianza e un esempio di questa santità”. (cfr. Lumen Gentium n. 39)

Due giorni dove la nostra preghiera e il nostro pensiero volge al cielo verso i santi e verso i fedeli defunti. Due momenti che leghiamo nell’unico cammino di vita cristiana e nella stessa vocazione la beatitudine della vita secondo il disegno di Dio. Nel titolo scelto “Venite a me” preso dal canto al vangelo da Mt. 11,28, il pensiero che voglio trasmettere a seguire Cristo con la singola vocazione di vita: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò ristoro”.

In questi giorni il termine ricorrente è santo o santità, o beato. Nell’accezione moderna, viene usato per le persone considerate sacre o degne di rispetto, soprattutto nel mondo religioso. Ora noi usiamo il termine per quelle persone che la Chiesa ci presenta come esempi di uomini e donne che hanno saputo vivere il Vangelo e nella liturgia, il giorno di tutti i santi è quello nel quale in un’unica celebrazione vogliamo ricordare tutti quelli che hanno servito e seguito il vangelo con la loro vita. Uomini e donne che con carità e alcuni sino all’effusione del sangue hanno annunciato il vangelo di Cristo e il giorno dopo tutti quei battezzati che ci hanno preceduto nell’incontro finale con Dio in paradiso.

All’origine, santo era ogni persona consacrata dal battesimo che viveva il vangelo e in seguito usato per quelli che si sforzavano di seguire Cristo, così come poi il Concilio Vaticano II nella Costituzione Lumen Gentium al Capito V nn. 39 – 42 ci ricorda la vocazione comune alla santità: “È dunque evidente per tutti, che tutti coloro che credono nel Cristo di qualsiasi stato o rango, sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità”. (cfr. LG n.40)

Oggi celebrare tutti i Santi ci ricorda l’impegno che ognuno ha da vivere come cristiani alla sequela di Cristo. “Ecco l’invito alla santità! Accogliamolo con gioia, e sosteniamoci gli uni gli altri, perché il cammino verso la santità non si percorre da soli, ognuno per conto proprio, ma si percorre insieme, in quell’unico corpo che è la Chiesa, amata e resa santa dal Signore Gesù Cristo. Andiamo avanti con coraggio, in questa strada della santità”. (cfr. Papa Francesco Udienza Generale 2014)

Soffermiamoci per qualche istante sul Vangelo che la liturgia di questa festa ci propone: “Quale beatitudine ci può essere nei perdenti? Ovviamente nessuna. Eppure Gesù nel Vangelo di oggi sembra dire esattamente il contrario. Non credo che sia solo provocazione ma è autenticamente rivelazione: Gesù ci rivela ciò che in apparenza è nascosto. Ed è così che “i poveri di spirito” che normalmente vengono tacciati di essere dei bonaccioni che non hanno capito che nella vita si va avanti arrampicandosi sugli altri, sono per Gesù i veri padroni del regno. Quelli che piangono, che hanno fame, o sono vittime di ingiustizia sono coloro che proprio perché soffrono hanno riservata una consolazione, una vittoria, una tenerezza speciale. Quelli che usano misericordia alla fine ritrovano l’amore che hanno seminato. Quelli che hanno il cuore pulito e che il mondo chiama ingenui, in realtà sono quelli che sanno vedere l’Essenziale invisibile agli occhi. Quelli che mettono pace perché fanno il contrario del diavolo e quindi dimostrano di essere figli di Dio. Infine: “Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi”. Sembra che il Vangelo ci suggerisca oggi un esercizio speciale: imparare a guardare le cose da un’angolatura diversa e accorgerci che le cose non sono solo come sembrano. In fondo la fede è questo: è il dono della profondità non di una consolazione a basso costo. È il tentativo di guardare dentro le cose e non solo di giudicarle come le giudica il mondo. In questo senso molti ricchi alla maniera del mondo in realtà sono i più disperati di tutti, e molti poveri alla maniera del mondo sono i migliori sulla faccia della terra. La vera domanda è però dove vogliamo metterci noi: tra quelli che proprio perché mancanti possono ricevere il Signore o tra quelli che dicono di non avere bisogno di nulla? Ecco perché non è un’ovvietà dire che il Vangelo si può annunciare solo ai poveri”. (cfr. d.L.M. Epicoco)

Santità è allora il cammino che tutti dobbiamo fare: cercare e sforzarci di vivere con un cuore sacro, beato, perché consacrato da Dio attraverso il nostro Battesimo. Come cristiani, vivendo le nostre vite e vocazioni, dobbiamo forzarci a viverlo integralmente. Questo l’impegno della vita cristiana attraverso il cammino della Chiesa che Cristo ha istituito con i suoi discepoli per vivere quella beatitudine che abbiamo sentito nel Vangelo di Matteo. Molti sono quelli che la Chiesa ci presenta come esempi di vera vita cristiana, altri sfuggono ai riflettori, ma sono i santi di casa nostra, i nostri colleghi, i nostri martiri per aver servito la pace. Tutti figli di Dio che attraverso la fedeltà alla vita sacra, al battesimo ricevuto, sono ora in Paradiso davanti a Dio. Li ricorderemo domani nella commemorazione di tutti i fedeli defunti, ma a noi piace pensarli anche oggi nella schiera di chi ha saputo servire e vivere il vangelo.

1e2.11.22-Santie defunti@unavoce

 

Foto di Copertina: fonte