la pace come cammino

 

“Beati – ha detto il Signore – i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio”. Rifletti attentamente al fatto che chi è esaltato non è chi predica la pace, ma chi la pratica. Ve n’è infatti di quelli che ce l’hanno sempre in bocca, ma non la creano mai. Perciò non sono giusti quel- li che ascoltano la legge, ma quelli che la creano, e così non sono beati quelli che insistono a parole sulla pace, ma quelli che la fanno esistere. (cfr. attribuita a San Bernardo o a San Benedetto)

 

All’inizio di ogni nuovo anno, la vita liturgica inizia con la Solennità di Maria Madre di Dio e ormai da 56 anni in questo giorno si celebra la Giornata Mondiale della Pace e quest’anno il Messaggio del Papa, a cui vi rimando per la lettura, ci parla di continua difficoltà a costruire la pace, una difficoltà che blocca la vita dell’umanità, una pace che tutti desideriamo, che molti difendono, che tanti gridano allo scandalo, ma che tutti non riusciamo a costruire e vivere perché il cuore non è in pace. Il Papa ci ricorda che solo insieme potremo veramente costruire questo bene prezioso dell’uomo per l’umanità.

Chi più dei militari vuole la pace e “con buona pace” appunto dei pacifisti che gridano, i nostri uomini e donne in divisa danno la vita, si mettono a servizio in silenzio per difendere, proteggere e promuovere la pace. Una pace interna alla nostra Nazione e fuori dai confini della Patria là dove viene messa a rischio a discapito dei più deboli. Così preghiamo e lavoriamo concretamente per costruire la pace dentro di noi, intorno a noi, nel mondo intero. 

Vi lascio un testo di don Tonino Bello, che possa accompagnare dopo la lettura del Messaggio del Santo Padre, la preghiera per preparare un cuore capace di Pace. Al primo annuncio degli angeli per la nascita di Gesù, gridano “Gloria a Dio nei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà”, facciamo nostre queste parole e trasformiamole in azioni concrete e quotidiane.

A voi uomini e donne con le stellette, operatori di pace, come vi ha definito il Concilio, queste parole perché ogni giorno possiate costruire la pace dentro di voi per poter essere portatori sani e santi di questo bene. 

“A dire il vero non siamo molto abituati a
legare il termine pace a concetti dinamici.
Raramente sentiamo dire:
“Quell’uomo si affatica in pace”,
“lotta in pace”,
“strappa la vita coi denti in pace”…

Più consuete, nel nostro linguaggio,
sono invece le espressioni:
“Sta seduto in pace”,
“sta leggendo in pace”,
“medita in pace” e,
ovviamente, “riposa in pace”.

La pace, insomma, ci richiama più la vestaglia
da camera che lo zaino del viandante.
Più il comfort del salotto che i pericoli della strada.
Più il caminetto che l’officina brulicante di problemi.
Più il silenzio del deserto che il traffico della metropoli.
Più la penombra raccolta di una chiesa che una riunione di sindacato.
Più il mistero della notte che i rumori del meriggio.

Occorre forse una rivoluzione di mentalità per capire
che la pace non è un dato, ma una conquista.
Non un bene di consumo, ma il prodotto di un impegno.
Non un nastro di partenza, ma uno striscione di arrivo.

La pace richiede lotta, sofferenza, tenacia.
Esige alti costi di incomprensione e di sacrificio.
Rifiuta la tentazione del godimento.
Non tollera atteggiamenti sedentari.
Non annulla la conflittualità.
Non ha molto da spartire con la banale “vita pacifica”.

Sì, la pace prima che traguardo, è cammino.
E, per giunta, cammino in salita.
Vuol dire allora che ha le sue tabelle di marcia e i suoi ritmi,
i suoi percorsi preferenziali ed i suoi tempi tecnici,
i suoi rallentamenti e le sue accelerazioni. Forse anche le sue soste.

Se è così, occorrono attese pazienti.
E sarà beato, perché operatore di pace,
non chi pretende di trovarsi all’arrivo senza essere mai partito, ma chi
parte.

Col miraggio di una sosta sempre gioiosamente intravista,
anche se mai – su questa terra s’intende – pienamente raggiunta” (
cfr. La pace come cammino, don Tonino Bello)

@unavoce

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