Liturgia della Parola

Festa della Presentazione

viva ed eterna

PRESENTAZIONE DEL SIGNORE

«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele» (Lc 2,29-32)

 

 “Quaranta giorni dopo il Natale, la Chiesa celebra la festa della Presentazione del Signore, evento di cui parla l’evangelista Luca al capitolo 2. In Oriente la celebrazione di questa festa risale al IV secolo e dal 450 viene chiamata “Festa dell’Incontro”, perché Gesù “incontra” il tempio e i suoi sacerdoti, ma anche Simeone e Anna, figure del popolo di Dio. Intorno alla metà del V secolo, la festa la troviamo anche a Roma. Nel tempo, si aggiungerà a questa festa la benedizione delle candele, a richiamare Gesù “Luce delle genti”. Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – com’era scritto nella legge del Signore: “Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore” – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirto Santo era su di lui … Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: “Ora puoi lasciare, Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele” (cfr Lc 2,22-40)”. (cfr. VaticanNews)

Ci affranchiamo nelle fede, in questa festa,  con le parole di san Sofronio di Gerusalemme, vai a leggerti la vita scoprirai una bella figura di santo: “Noi tutti che celebriamo e veneriamo con intima partecipazione il mistero dell’incontro del Signore, corriamo e muoviamoci insieme in fervore di spirito incontro a lui. Nessuno se ne sottragga, nessuno si rifiuti di portare la sua fiaccola. Accresciamo anzi lo splendore dei ceri per significare il divino fulgore di lui che si sta avvicinando e grazie al quale ogni cosa risplende, dopo che l’abbondanza della luce eterna ha dissipato le tenebre della caligine. Ma le nostre lampade esprimano soprattutto la luminosità dell’anima, con la quale dobbiamo andare incontro a Cristo. Come infatti la madre di Dio e Vergine intatta portò sulle braccia la vera luce e si avvicinò a coloro che giacevano nelle tenebre, così anche noi, illuminati dal suo chiarore e stringendo tra le mani la luce che risplende dinanzi a tutti, dobbiamo affrettarci verso colui che è la vera luce”. (cfr. Dai « Discorsi » di san Sofronio, vescovo)