Consegnare

 

“Tradire” significa etimologicamente “Consegnare” … passaggio, dare qualcosa all’altro, che passa da una mano all’altra”. (cfr.micheleaccettella)

 

Per la maggioranza delle persone il tradimento è imperdonabile, che sia di coppia, di rapporti, di amicizia, di lavoro diventa sempre un elemento che disturba e crea non pochi problemi nei rapporti sia personali che di lavoro. Difronte a un tradimento sembra che non serva dire più nulla, tutto è già stato detto e fatto e non si può ne perdonare ne tornare indietro.

“Tuttavia, questo radicalismo a volte non ci lascia vedere determinate sfumature piuttosto importanti. Per esempio, talvolta consideriamo tradimento qualcosa che in realtà non lo è. Oppure potremmo giudicare troppo duramente alcune mancanze altrui, che in realtà non causano eccessivi danni, se non deluderci, sulla base di alcune nostre aspettative”. (cfr. lamentemeravigliosa

Difronte a un evento di questa portata, sono necessari nervi saldi e una grande maturità umana, spirituale, affettiva e culturale. Il tradimento è un venir meno alla parola data, ad un patto stipulato. La parola tradire, come tutte, deriva da latino ed è di natura militare, significa consegnare qualcuno a qualcun altro, pertanto stare da una parte e non dall’altra e qui nascono alcuni problemi quando diciamo: io sto dalla tua parte, oppure no e questo è ambiguo, perché stare da una parte potrebbe essere complicità, oppure dall’altra dire le cose come sono, essere “cattivi”, quindi in entrambi i casi nascono problemi sia che difendiamo o meno una situazione, ma l’obiettività sta proprio in questo. 

Le argomentazioni sono molteplici e ognuno ha la sua opinione, ma credo che con obiettività difronte a un tradimento, a un fallimento, a una mancanza verso gli ideali, promesse, patti che facciamo dobbiamo fermarci con calma, confrontarci e vedere le cose da entrambi le parti, sia che si parli di amore o di amicizia, di lavoro o di rapporti interpersonali a qualsiasi livello.

Un cedimento da una parte o dall’altra, nei rapporti tra le persone è molto facile e non c’è sempre una vera motivazione, sono le nostre insicurezze e il tradimento non è solo fare altro, ma pensare altro al di fuori delle proprie scelte. Tradire non è solo mancare di rispetto a una promessa ma è segno di una carenza a monte in un rapporto che sia di amicizia o di amore, tradire nelle scelte di vita o nel lavoro comporta anche un cedimento della mente, una stanchezza che porta a non ragionare con lucidità, una delusione nel cammino lavorativo e questo, ovviamente, anche nei rapporti. Delusi da noi stesi o da altri, compiamo gesti che con calma e ragione non faremmo.

Comprendendo che l’argomento è spinoso sotto ogni punto di vista e non credo possa esserci una ricetta unica, vorrei, qui, solo condurvi a ragionare con calma e serenità difronte alle situazioni. Un confronto con una terza parte e un atteggiamento di onesta chiarificazione ci può condurre a una disciplina di vita che se pur cambia o rimane in qualche modo compromessa, offre, però, l’opportunità di continuare, se questo è l’intento fondamentale.

Penso – per non parlare del matrimonio, dove questo discorso rischia sempre di essere univoco, sentendo le varie situazioni – di fare l’esempio di un sacerdote, un consacrato che lascia l’ordine sacro o la vita religiosa, che compie erri e ne abbiamo sotto gli occhi ogni giorno e questo, giusto per ricordare, non toglie la sacralità del Sacramento ne così lo toglie quello del matrimonio, nonostante i mille fallimenti a cui assistiamo.

Una chiarezza di confronto con onestà credo porti a una verifica del cammino, a una penitenza necessaria per comprendere e rimettersi nel solco e un perdono che nasce dal cuore, sarà la strada che dobbiamo percorrere. Un cuore che sa perdonare perché sa di essere perdonato a sua volta. Troppo forte, troppo impegnativo, troppo spirituale? Si! Forse, ma se come cristiani facciamo delle scelte, come cristiani dobbiamo viverle e la parola perdono, rialzarsi, fare penitenza, ricominciare, sono parole chiavi di un cammino dove Dio ci ha dato l’esempio e ci ha offerto la salvezza. Gli errori si pagano ma nessuno è perduto se ha la lucidità di ricominciare e riconfermarsi nelle scelte.

Al primo posto non ci deve essere un io, ma un tu, l’altra persona, non pretendere mai nulla sapendo donare e a tempo debito il Signore ricompenserà. Può sembrare un bel discorso e basta ma è l’unica vera strada che possiamo percorre. Ci facciamo aiutare dalla psicologia nel tirar fuori i nostri scheletri e i nostri limiti per superarli, per affrontarli, ma la vera libertà sarà accogliere e vivere la scelta fatta. Se dico amore, non posso dire non ti amo più, credo allora che non hai mai amato veramente e così lo dico a me stesso come sacerdote, posso sbagliare, anzi sbaglio ogni giorno, ma rinunciare perché non me la sento più, forse allora non era chiaro dall’inizio, non me la sono mai sentita.

Pertanto, pur sbagliando, dobbiamo continuare con l’aiuto e la preghiera, la fraternità e la condivisione, andare avanti e riprendere il cammino.

Obbedienza a una promessa a un voto che noi facciamo è il valore aggiunto della fedeltà è la condizione per tutte le vocazioni e ogni scelta di vita. Sia questa, allora la riflessione che ognuno di noi deve fare nella preghiera e nel confrontarsi con l’altra parte, che sia il partener, l’amico, il superiore o il datore di lavoro. Questo cammino ci porterà a una serenità di vita che diventerà servizio verso Dio e verso i fratelli rendendoci veramente felici e profondamente liberi.

@unavoce

 

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