Liturgia della Parola

V di Pasqua

Perché desideri conoscere separatamente due che sono inseparabili?

V DOMENICA DI PASQUA

«Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. (Gv. 14,9)

Lasciamoci affrancare nella fede, in questo piccolo “francobollo di spirituale”, con le parole di Sant’Agostino: Perché dunque, Filippo, tu dici: Mostraci il Padre e ci basta? Da tanto tempo – dice – sono con voi e non mi avete ancora conosciuto, Filippo? Chi vede me vede il Padre. Se ti riesce difficile vedere questo, almeno credi ciò che non riesci a vedere. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Se hai visto me che sono perfettamente simile a lui, hai visto lui al quale io sono simile. E se non puoi vederlo, perché almeno non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? A questo punto Filippo poteva dire: Sì, vedo te, e vedo che tu sei perfettamente simile al Padre; ma è forse da rimproverare e da condannare uno che, vedendo te, desideri vedere anche colui al quale tu somigli tanto? Sì, io conosco chi gli somiglia, ma l’altro non lo conosco ancora direttamente; non mi basta, finché non avrò conosciuto anche colui al quale questo è simile; ebbene, mostraci il Padre e ci basta. Ma il Maestro rimproverava il discepolo, perché vedeva in fondo al suo cuore. Filippo desiderava conoscere il Padre come se il Padre fosse superiore al Figlio; e perciò dimostrava di non conoscere neppure il Figlio, in quanto credeva ci fosse qualcosa a lui superiore. E’ per correggere questa idea che il Signore gli dice: Chi vede me vede il Padre; come puoi dire: Mostraci il Padre? Io vedo perché lo dici; tu non chiedi di vedere colui che è simile a me, ma credi che egli sia a me superiore. Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? (Gv 14, 10). Perché vuoi trovare differenza tra due che sono simili? Perché desideri conoscere separatamente due che sono inseparabili? Prosegue, rivolgendosi non soltanto a Filippo, ma a tutti gli Apostoli; e dice cose che noi, non volendo coartarle nei limiti del poco tempo che abbiamo, preferiamo esporle, col suo aiuto, con più calma”. (cfr. Omelia 70)