Umiltà e obbedienza
Il segno più evidente dell’umiltà è la prontezza nell’obbedienza. (San Benedetto)
Una delle caratteristiche oggi, ma forse di sempre, è quella che tutti vogliono comandare, tutti hanno le verità in tasca e a portata di mano, ma nessuno vuole ubbidire e con umiltà compiere il proprio lavoro o servizio. Credo, e non lo dico io, ma illustri scrittori, santi e pensatori, … ci dicono che chi non sa ubbidire non saprà comandare e chi non sa essere all’ultimo posto non sarà alla ricerca delle cose del cielo ma solo a quelle che appaiono e che rischiano però di non avere sostanza, sarà alla ricerca solo di se stesso né della verità né dell’amore e la passione per il ruolo che ha. Credo che sia importante aumentare nell’umiltà, che non significa non avere una propria opinione, un proprio pensiero, ma avere una umiltà che si sa piegare alla volontà di Dio, una volontà che emerge dalla vocazione della vita, che sia un superiore, un datore di lavoro, un partner, un gruppo … se non sai piegarti alla volontà di Dio come ha fatto Maria non ci sarà salvezza.
Sono cresciuto in un epoca di contestazione, ma di valori ancora accesi, dove ancora la fede e la religione erano un valore, un impegno, un servizio … basta poco perché le cose cambino e forse non siamo riusciti a stare al passo coi tempi, sia come singoli che come gruppo, società o chiesa che sia, ci siamo fatti travolgere tal tempo e dalle sue mode tant’è che ancora, per rimanere nel campo della Chiesa, il Concilio Vaticano II ha molto ancora da insegnarci e ancora molto dobbiamo snocciolare nel quotidiano della vita della Chiesa e dell’umanità, perché porti frutto alla nostra umanità.
Ora ascoltare la base, il mondo e le sue voci è importante, ovviamente, ma di materiale di riflessione ne abbiamo diverso e sembra che quello che è stato non sia e quello che sarà deve essere necessariamente.
Una situazione complica che si lega tra mille aspetti della nostra vita. Talvolta sono frastornato e confuso nonostante non sia più giovane e con qualche anno di esperienza fatta anche di errori e fallimenti, di verifica e di cammino, per conformarci sempre e di più al Vangelo di Cristo come cristiano e come sacerdote della Sua Chiesa. Tutto è contestato e contestabile, tutto è sbagliato e da mettere in discussione.
Credo sia arrivato il tempo d’imparare a ringraziare e ringraziare per ciò che abbiamo, riconoscere i doni ricevuti da chi ci ha preceduto e soprattutto da Dio, quel Dio messo in discussione, quel Dio che non si vuole avere, perché ci sollecita la coscienza e l’impegno in questa vita. E’ il tempo di ringraziare per quello che possiamo fare e avere, per il bene ricevuto e che possiamo donare.
Per vivere in questo modo, ci vuole un umiltà, riconoscere i propri limiti, avere la capacità di saper ascoltare e non parlare a vanvera ergendoci a professori e tuttologi, umiltà nell’essere presenti nel lavoro, in famiglia, con gli amici, una umiltà che non è sottomissione, come già dicevamo, ma eleganza e gentilezza, umiltà che nasce dall’obbedire alle regole senza criticarle necessariamente per presa posizione, obbedienza alle scelte fatte, alla nostra vita, ai doveri che ognuno ha e che deve affrontare.
Obbedienza e impegno, saranno il risultato di una vita umile, non sottomessa o povera, o misera ma umile, gentile e capace di accorgersi e di esserci. E’ questa umiltà che sconfiggerà la prosopopea nostra o di chi si ritiene superiore, attraverso caratteri scostanti e maleducati. Questa supponenza non parla di amore ne di passione e impegno e tanto meno di fede e certo è limite per chi vuole guidare una famiglia, una società, una comunità.
Una fede che è finta e appiccicata, fatta da una vita sacramentale d’immagine, prime Comunioni, Cresime, Battesimi, Matrimoni finti e faraonici solo per fare o dimostrare cosa, visto che poi non si vive il vangelo? Questa è la cruda realtà anche nelle nostre piccole comunità, dalla famiglia alla parrocchia, al gruppo di amici o meno … di lavoro o di altro.
Dobbiamo tutti imparare l’umiltà di volersi bene e di ascoltarci, di accettare e di farci accettare, di cambiare atteggiamento se questo disturba. Questa umile obbedienza di cui stiamo cercando di parlare ci metterà sulla strada giusta per seguire Cristo e le cose del cielo. Vivere nell’obbedienza e nell’umiltà ci farà percepire e scoprire la bellezza delle piccole cose, di un colore, di un profumo, di quelle piccole sfumature della vita come un sorriso o uno sguardo … e soprattutto ci farà valutare le cose in modo sereno senza permalosità o litigiosità per ogni evento mettendoci tutti a compiere gesti di gentilezza e di attenzione e non cercando di primeggiare con prepotenza superando regole e persone, questo non è di Dio, ma del demonio.
Nei nostri ruoli, ognuno nel suo, di governo, di comando, di riferimento, di genitore o amico … non umiliare mai nessuno, sii garbato, deciso ma gentile. Dio ci parla attraverso altri uomini come ha fatto con i profeti, ci parla oggi come allora con santi, martiri e testimoni, con i Pastori e i successori degli Apostoli, con i comandanti e i genitori, con amici e conoscenti, con un povero per strada che ti guarda e sorride … il Signore giunge ad ognuno di noi in modi inaspettati, sii garbato, attento, rispettoso, altrimenti potresti offendere Dio.
Umile non significa non avere autostima, o sottomesso o debole o inferiore, ma semmai è la caratteristica di chi vuole migliorarsi, cambiare, migliorare traendo vantaggi dai propri errori. Gesù è l’esempio dell’obbedienza e dell’umiltà, Lui ubbidisce ai suoi genitori, è umile non si mette mai al centro, parla con calma e pazienza, ascolta tutti, la sua ubbidienza alla volontà di Dio Padre ha portato la nostra salvezza. Non essere distratto, Dio passa nella tua vita, scorgi il Suo volto nel quotidiano degli eventi e degli incontri che fai. Impariamo da Maria che nell’umile obbedienza è diventata strumento nelle mani di Dio per la nostra salvezza portandoci il Figlio Suo e nostro Gesù Cristo. L’umiltà attira lo sguardo di Dio. Chiudo lasciandovi la bellissima preghiera del Magnificat: “L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva … CONTINUA
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