I Militari Italiani

 

“Vieni, Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce” (dalla Sequenza di Pentecoste)

 

Il dono dello Spirito Santo che il Signore con la Sua ascesa al cielo ha lasciato agli Apostoli e tramite loro a tutti noi Battezzati in Lui, è il dono concreto ad ogni uomo e donna di questa terra. I frutti che porta sono tanti e svariati ad ogni cuore capace di ascoltare la Sua voce, capace di accorgersi, capace di vivere la vita in pienezza.

Alla luce e sull’invito che il Papa ha fatto e continua a fare alle comunità cristiane e al mondo intero di pregare per la pace, affidando di recente anche al Presidente della Conferenza Episcopale Italiana “una missione, in accordo con la Segreteria di Stato, che contribuisca ad allentare le tensioni del conflitto in Ucraina e ad avviare percorsi di pace” (cfr. CEI),

oggi voglio soffermarmi con voi su questo tema. La pace così tanto richiesta, desiderata, pregata è forse poco coltivata. Troppi interessi, alcuni direbbero e sicuramente è vero, che c’è anche poca pace nei nostri cuori, preghiera, allora, che insieme a quelle per chi lavora per la pace dobbiamo elevare perché ognuno di noi coltivi la pace nel cuore, una pace di stabilità della sua vita e nei rapporti interpersonali, una pace interiore che ci aiuti a costruirla anche attorno a noi.

Per invocare il dono della Pace vorrei oggi riportarvi su queste pagine un evento svoltosi in Libano nella Missione UNIFIL (United Nations Interim Force in Lebanon), dove operano i Militari Italiani e scorgere in questa attività il cuore e l’impegno a costruire, difendere, proteggere ed educare alla pace. Senza fare parallelismi o voler leggere, oltre quello che è l’evento in se, mi tornano alla mente, suggeritemi dall’attività dei nostri militari, l’episodio di San Francesco che va a salutare il Sultano, una storia lontana nel tempo, dove sulle rive di quel Nilo, che è culla di cultura e di grandezza e che oggi senza togliere o aggiungere, potrebbe essere occasione per riprendere quel cammino interrotto, per differenti motivi, ma che nel cuore e nello spirito unisce più culture e tradizioni alla luce di un unico Dio.

Nella mentalità nazionale ci si accorge dei militari solo quando c’è da parlar male o si ha bisogno di loro e difficilmente si scorge l’impegno quotidiano fatto di sacrifici e abnegazione, e va bene così, è un po’ lo stile dei nostri connazionali sull’argomento difesa, ma in un contesto poi internazionale, che fa discutere più parti, dimentichiamo il servizio che svolgono. Detto questo vorrei, citando questo evento, portare ora in evidenza quelle che sono veramente le azioni e con quale spirito le vivono e come si educano a questo impegno di salvaguardare la pace nazionale e internazionale difendendo le istituzioni democratiche della nostra Patria e i suoi cittadini, impegnati nell’ordine pubblico e nel sostenere nelle calamità naturali, come abbiamo visto in questi giorni nella nostra regione.

Di recente, come vi accennavo poc’anzi, nella missione di Pace in Libano alla “Joint Task Force Lebanon Sector West di UNIFIL (JTF-L SW) è stato promosso un incontro interreligioso sul tema della Fratellanza Umana, richiamando il documento dell’incontro di Papa Francesco ad Abu Dhabi del 2019, al quale hanno partecipato le massime autorità delle diverse confessioni religiose che vivono nell’area del Sud del Libano, insieme alle autorità civili locali. La giornata è iniziata con la lettura dell’episodio dello storico incontro fra San Francesco d’Assisi ed il Sultano di Egitto Malik al Kamil, da parte del Cappellano Militare del contingente, testo che racconta uno dei più straordinari gesti di solidarietà e vicinanza nella storia del dialogo tra Islam e Cristianesimo. Dopo il saluto iniziale del Generale di Brigata Roberto Vergori, Comandante del Settore Ovest di UNIFIL, che ha evidenziato il quotidiano impegno dei peacekeepers. “Una pace duratura, ha precisato, non si può raggiungere solamente con le Forze Armate, ma in modo integrato con tante altre componenti, unite tra loro in un difficile cammino e accomunate sempre dallo stesso intento…la PACE”. (cfr. Ordinariato Militare)

Francesco d’Assisi voleva andare a tutti i costi tra i musulmani, tanto che per tre volte fece i suoi tentativi, senza scoraggiarsi dei fallimenti. Il terzo tentativo fu quello buono per l’incontro con Malek al- Kamel. Il sultano trova gran piacere ad ascoltare Francesco, quello strano monaco venuto dall’Italia. Siamo nel settembre del 1219. Cortesia, rispetto e dialogo, caratterizzano la conversazione tra il sultano Malek al-Kamel e Francesco d’Assisi. Purtroppo, sulle due rive del Mediterraneo scorre l’odio. Ancora oggi, come ben sappiamo, ostilità e inimicizia resistono e prevalgono sul dialogo. Per meglio inquadrare l’episodio di Damietta, nel suo profondo significato storico e religioso, Gwenolè Jeusset, nel suo libro, riferisce di un’altra spedizione fatta dai frati minori verso il Marocco. A differenza di Francesco, però, quei frati minori non fanno altro che proclamare la grandezza della loro religione cristiana e insultare l’Islam e il suo Profeta. Finiscono così con l’essere arrestati e torturati. L’incontro di Damietta, è un episodio senza martirio, al contrario dei fatti accaduti a Marrakech, dove la mentalità era dello scontro di due sistemi”. (cfr. sanfrancescopatronoditalia)

Tutto questo per ricordarci che incontro, dialogo e rispetto, da più parti e da più componenti della nostra società, possono portare a quella pace per la quale preghiamo e lavoriamo perché possa attuarsi dentro di noi e intorno a noi. Questo sono i nostri militari, un raggio di luce nel buio, un’ancora di salvezza nella difficoltà, un esempio nel sacrificio e nell’impegno.

@unavoce

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