Reciprocità e Condivisione

 

Già altre volte abbiamo accennato alla difficoltà di raccogliere le persone per le catechesi, i nostri fedeli cristiani molte volte per differenti motivi disertano questi appuntamenti di formazione, indispensabili per la crescita spirituale della vita cristiana e per un confronto del quotidiano con il messaggio di Cristo, così senza venire meno a proporre incontri di formazione in presenza, qui voglio però offrire una pagina: “Rileggendo On-Line” le Catechesi e così non perdere nessuno e offrire occasioni di formazione e di crescita.

Rimanendo ovviamente a disposizione per un confronto vi lascio alla lettura personale. Una catechesi che non è il catechismo perché per catechismo s’intende la formazione più diretta ai fedeli in vista dei Sacramenti da ricevere, ma un annuncio anche ai lontani e a quelli distratti o indifferenti. Così nell’era del virtuale e dei social, che prendono una percentuale molto alta del nostro tempo, credo possa essere un’occasione per usare bene questi strumenti e per occupare il nostro tempo crescendo nella conoscenza delle cose di Dio. Pertanto queste catechesi che vi vengono proposte fatele diventare una lettura per voi, un’occasione per fermarvi a pregare, a riflettere e a rivedere il vostro cammino di coniugi e di sposi.

Iniziamo prendendo spunto e rileggendo una catechesi che nel 1982 san Giovanni Paolo II fece sulla lettera Efesini 5, 21-33. L’argomento è il rapporto coniugale alla luce del messaggio cristiano che sono certo potrà esservi utile.

L’Autore della lettera agli Efesini, san Paolo, rivolgendosi ai coniugi, raccomanda loro di esser “sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo” (Ef 5, 21). Un tema questo che diventa di attualità e che in diverse forme e linguaggi abbiamo già affrontato. Ora spronati dalle parole non facili da comprendere di san Paolo ci facciamo illuminare dal commento che il santo papa ha rivolto nelle sua catechesi del mercoledì. Quindi nulla d’innovativo se non il modo di raggiungervi per riprendere e rimandarvi alla lettura per la nostra quotidianità. L’argomento “vita coniugale” è sempre di attualità anche nella nostra realtà che per la tipologia del servizio forse è più a rischio, pertanto credo che il tono con cui viene spiegata la parola della Lettera agli Efesini possa aiutarvi tutti a comprendere e a crescere in questo rapporto che deve sempre rinnovarsi indipendentemente dagli anni di matrimonio e rinnovarsi per rimanere fedeli a quelle promesse e a quell’amore che vi siete scambiati e occasione, per i lontani o chi già separato, per rivedere le proprie posizioni o viverle alla luce sempre della fede e dall’more di Dio.

@unavoce

“Si tratta qui di un rapporto dalla doppia dimensione o di duplice grado: reciproco e comunitario. Uno precisa e caratterizza l’altro. Le relazioni reciproche del marito e della moglie debbono scaturire dalla loro comune relazione con Cristo. L’Autore della lettera parla del “timore di Cristo” in un senso analogo a quando parla del “timore di Dio”. In questo caso, non si tratta di timore o paura, che è un atteggiamento difensivo davanti alla minaccia di un male, ma si tratta soprattutto di rispetto per la santità, per il “sacrum”; si tratta della “pietas”, che nel linguaggio dell’Antico Testamento fu espressa anche col termine “timore di Dio” (cf.,ex. gr., Sal 102 [103], 11; Pr 1, 7; Pr 23, 17; Sir 1, 11-16). In effetti, una tale “pietas”, sorta dalla profonda coscienza del mistero di Cristo, deve costituire la base delle reciproche relazioni tra i coniugi. Come il contesto immediato, così anche il testo scelto da noi ha un carattere “parenetico”, cioè di istruzione morale. L’Autore della lettera desidera indicare ai coniugi come si devono stabilire le loro relazioni reciproche e tutto il loro comportamento. Egli deduce le proprie indicazioni e direttive dal mistero di Cristo presentato all’inizio della lettera. Questo mistero deve essere spiritualmente presente nel reciproco rapporto dei coniugi. Penetrando i loro cuori, generando in essi quel santo “timore di Cristo” (cioè appunto la “pietas”), il mistero di Cristo deve condurli ad esser “sottomessi gli uni agli altri”: il mistero di Cristo, cioè il mistero della scelta, fin dall’eternità, di ciascuno di loro in Cristo “ad essere figli adottivi” di Dio. L’espressione che apre il nostro brano di Efesini 5, 21-33, al quale ci siamo avvicinati grazie all’analisi del contesto remoto e immediato, ha un’eloquenza tutta particolare. L’Autore parla della mutua sottomissione dei coniugi, marito e moglie, e in tal modo fa anche capire come bisogna intendere le parole che scriverà in seguito sulla sottomissione della moglie al marito. Infatti leggiamo: “Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore” (Ef 5, 22). Esprimendosi così, l’Autore non intende dire che il marito è “padrone” della moglie e che il patto inter-personale proprio del matrimonio è un patto di dominio del marito sulla moglie. Esprime, invece, un altro concetto: cioè che la moglie, nel suo rapporto con Cristo – il quale è per ambedue i coniugi unico Signore – può e deve trovare la motivazione di quel rapporto con il marito, che scaturisce dall’essenza stessa del matrimonio e della famiglia. Tale rapporto, tuttavia, non è sottomissione unilaterale. Il matrimonio, secondo la dottrina della lettera agli Efesini, esclude quella componente del patto che gravava e, a volte, non cessa di gravare su questa istituzione. Il marito e la moglie sono infatti “sottomessi gli uni agli altri”, sono vicendevolmente subordinati. La fonte di questa reciproca sottomissione sta nella “pietas” cristiana, e la sua espressione è l’amore”. CONTINUA LA LETTURA

 

 

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