Proseguiamo con la Catechesi (-2-) sulla Liturgia e il senso che ha nel cammino di fede di una comunità. Alla pagina “Rileggendo on line” troverai tutta la raccolta.

È il luogo della Liturgia – Catechesi 2

“Se la ragione della liturgia è misurarci sulla vicenda di Gesù Cristo, oggi vorrei aggiungere altre due osservazioni di fondo. Una seconda e fondamentale osservazione spiega il perché dell’esserci della liturgia. La liturgia dei cristiani non è un luogo dove si va a chiedere, dove si va a strappare qualcosa a Dio come controparte, non è il luogo dove ci accaparriamo qualcosa che garantisca il domani; la liturgia è soprattutto il luogo dove si rende grazie, il luogo dove insieme, consapevoli di essere stati amati da Dio, esprimiamo la gioia di questa esperienza, la gratitudine, la consapevolezza di avere un Dio vicino. E lo diciamo ringraziando nella gioia e nel canto; lo diciamo soprattutto nell’Eucarestia, che significa precisamente rendere grazie, dire grazie, come espressione della accoglienza del dono che abbiamo ricevuto.

Pensandoci un po’ da vicino, sinceramente sento nostalgia per la gratuità. Oramai stiamo facendo solo quello che produce, facciamo solo quello che realizza, ormai nella nostra vita abbiamo calcolato tutto in base agli utili immediati che raccogliamo. Abbiamo perso il senso della gratuità e dell’amore, il senso di persone che sono contente di ciò che hanno avuto ed altro non pretendono se non di esprimere un grazie autentico a Dio che si è fatto progressivamente più vicino.

E per capire che Dio è diverso ci vogliono questi gesti assolutamente fuori dal comune: come Mosè al roveto ardente, nella liturgia, noi siamo davanti al mistero della vicinanza di Dio a noi peccatori. In fondo è nella liturgia che un popolo è chiamato a scoprire che l’iniziativa è stata di Dio, che se noi siamo qui è perché siamo stati convocati, chiamati a salvezza, e non pretendiamo niente perché ci basta questo, non chiediamo niente al Padre perché ci basta Gesù Cristo. E questo non detto solo a parole, ma dall’interno di una profonda coscienza di fede. Se questo è il criterio che guida e comanda la liturgia cristiana, essa ha ragione di esistere perché è un modo insopprimibile per dire quello che si è: figli amati. Se la liturgia spesso non esprime la dimensione del ringraziamento, i casi sono due: o perché non la sappiamo celebrare bene, e allora si tratterà di migliorare, o perché non abbiamo fede abbastanza e abbiamo ricondotto tutto al materialismo delle cose. La gratitudine non si inventa. Per esprimerla deve essere conquistata, avendo guardato il volto di Gesù e del Padre molte volte, per capirlo, conoscerlo. Allora non possiamo fare a meno di ritrovarci per rendere grazie: la liturgia cristiana è questo, il grande e corale momento della gratitudine.

Una terza osservazione riguarda la Parola di Dio: tutte le celebrazioni cristiane hanno al loro interno come momento chiave la Parola di Dio. La Liturgia è il primo luogo dell’annuncio della Parola di conversione, dell’annuncio del Vangelo di Gesù: “Il Regno di Dio è vicino: convertitevi e credete al Vangelo”. Le parole che hanno inaugurato la predicazione di Cristo sono state le tipiche parole di inizio della predicazione del Battista e dei grandi profeti; dicono tutto il senso della liturgia dei cristiani, cioè il luogo dove è annunziata la salvezza del Signore perché ognuno la accolga e cambi vita. Inoltre nessuno di noi può celebrare la liturgia da “arrivato o da padrone. E mai dobbiamo celebrare con la coscienza di parlare a dei già convertiti: tutti siamo chiamati a conversione e la conversione rimane punto fondamentale che dice il senso del nostro pregare insieme. E’ bellissimo quello che fanno ancora oggi le famiglie ebree credenti. Quando si va a tavola il giorno di Pasqua ci si siede tutti e, quasi come in un rito, il figlio maggiore si alza in piedi e chiede: “Papà, perché oggi siamo qui tutti intorno alla tavola?” E il papà risponde: “Tu devi sapere che quando i nostri padri erano schiavi in Egitto, Dio ci ha liberati. Noi oggi facciamo memoria dell’amore di Dio perché continui salvare il suo popolo”. Questa è la preghiera liturgica: fare memoria a Dio che continui a salvarci, ringraziandolo nella fede, perché così ha fatto ieri, così farà anche domani”. (cfr. IL SENSO DELLA LITURGIA NEL CAMMINO DI FEDE DI UNA COMUNITA’ Cap II )