dell’Eucarestia – Catechesi 3

 

“Continuando le nostre riflessioni sul senso della liturgia, prendiamo in considerazione oggi le comunità di san Paolo, all’inizio della vita della Chiesa. Nella prima lettera ai Corinti, al capitolo 11 san Paolo denuncia: ci sono dei cristiani che si ritrovano in un posto ad ascoltare insieme la Parola di Dio e a spezzare insieme il pane dell’Eucaristia. Questo rito è incorporato dentro ad una cena, per vivere il momento della fraternità e dell’essere fedeli al Signore. Invece a questa mensa il ricco ha molto, e mangia e beve, mentre il povero ha poco, e vede e osserva. Paolo non si trattiene: questa, che è la massima espressione della fraternità in Gesù Cristo, viene clamorosamente smentita dalla assoluta mancanza di attenzione ai fratelli. La conseguenza è che non si condivide niente: si viene qui a fare il rito, ma nel concreto, nella vita, non si è dei fratelli. Allora ognuno vada a casa sua a mangiare. E così stacca decisamente l’Eucarestia dalla cena. E lo fa per salvarla, perché quello non è semplicemente un rito, ma la celebrazione della carità di Gesù c he offre la sua vita. Noi non possiamo celebrare l’Eucaristia smentendo nella nostra vita la realtà dell’amore di Cristo: questa non sarebbe la cena del Signore, sarebbe un’altra cosa. L’attenzione alla carità tra fratelli non è perciò un’intuizione da lasciare alle prime comunità, ma sono proprio queste le continuità da costruire: nella fraternità, nella condivisione, nell’accoglienza dell’ultimo, nella carità. Se poi andiamo ad un altro periodo storico, un po’ più avanti nel tempo, restiamo sorpresi quando guardiamo i primi tre secoli della vita della Chiesa e della liturgia. Troviamo gente che ha rischiato moltissimo per la propria fede; ma non sto parlando delle persecuzioni che conosciamo tutti, sto parlando del culto. La cena dei cristiani era scandalosa. Essi vivevano in un ambiente che per poter fare il culto aveva bisogno di cose ben precise: un tempio ben visibile, dei sacrifici ben visibili, dei sacerdoti ben visibili, tutto un cerimoniale ben preciso. I cristiani invece non avevano niente: si ritrovavano nelle case, la loro Eucaristia era spirituale, non avevano un segno visibile. Allora il mondo pagano dei sapienti e dei filosofi attaccò a tutto spiano le comunità dei cristiani accusandole di voler nascondere i propri peccati non facendo delle celebrazioni pubbliche. Inoltre in queste comunità dei primi secoli vi erano molti altri problemi: gente che non si convertiva, gente convertita che abbandonava la fede, un mondo che rimaneva ancora profondamente lontano dalla mentalità del Vangelo. La preghiera liturgica si fece carico di queste problematiche, la preghiera comune divenne il luogo in cui esprimere il bisogno di trovare strade nuove per evangelizzare. Nella preghiera della liturgia entravano, in questo modo, le problematiche quotidiane dell’essere cristiani. L’ultima cosa che vorrei ricordare sono le ombre pesanti, nell’epoca successiva, sulla storia della liturgia. A poco a poco, purtroppo, la liturgia diventa azione dei sacerdoti. Un’espressione di fede che era iniziata come espressione corale di tutto un popolo venne monopolizzata da alcuni. Si aggiunse il fenomeno della lingua: venne utilizzata nella liturgia una lingua che non era più quella della gente, non era più capita. Forse perché si stava perdendo la percezione che la liturgia è il grande luogo dell’annuncio. Infine bisogna ricordare come nel Medioevo, a causa di una liturgia che non era più in grado di esprimere la gioia e la fede di un popolo, ma era diventata di pochi, scoppiarono innumerevoli devozioni e forme di religiosità che il popolo si è dovuto trovare per proprio conto. Queste cose negative non devono sorprenderci: la storia del nostro cammino è sempre la storia di ombre e luci. Si tratta, per rimanere fedeli, di ritrovare la capacità di vivere i valori di fondo e di superare invece ciò che è provvisorio”. (cfr. Il senso della liturgia nel cammino di fede di una comunità – Cap III)

 

Foto di Copertina: Altare Parrocchia dei Militari “Madonna di Loreto” – 15° Stormo