Intervista della Radio Vaticasna a don Santo Battaglia sulla lettera Pastorale dell’Ordinario Militare

Con l’avvicinarci del tempo di Avvento che ci condurrà alle feste del santo Natale, voglio offrire una prima riflessione per presentarvi la Lettera del nostro pastore, l’Ordinario Militare Mons. Santo Marcianò, dal titolo “Il raggio della pace” per celebrare il sessant’esimo della promulgazione dell’Enciclica “Pacem in Terris” di San Giovanni XXIII, indirizzata a tutta la nostra Chiesa Ordinariato Militare, nell’anniversario del sessantesimo (11 aprile 1963) della promulgazione, qualche settimana prima della sua morte (3 giugno 1963).

Una lettera che raccoglie, sintetizza e commenta un caposaldo nella formazione alla Pace, quella pace che i militari difendono con la loro professione e il loro servizio e nella quale noi come Chiesa tra i Militari ci affianchiamo e li assistiamo affinché ognuno possa coltivare e crescere in questa “Vocazione alla Pace” nella sua vita personale e professionale.

Una lettera “breve e semplice” nella quale, il nostro Arcivescovo, ha voluto accostare alcuni passi dell’Enciclica alle parole del cosiddetto “Discorso della luna”, (11 ottobre 1962) il famoso saluto che Papa Giovanni XXIII aveva rivolto ai fedeli riuniti per la fiaccolata in Piazza la sera di inizio del Concilio Vaticano II, due parole vicine nel tempo e nel susseguirsi degli eventi e diverse ma complementari perchè riassumono lo stesso pensiero “specchio della mente e del cuore e che si illuminano a vicenda; parole che si concentrano in una sola, la Pace”. (cfr. Lettera O.M.)

Questa Enciclica “Pacem in Terris” scritto e pubblicata quasi al termine della vita del papa “Buono”, così definito da molti, rimane quasi come un testamento spirituale e il fulcro del pensiero del santo Pontefice che in questa Enciclica raccoglie il suo pensiero che rivolgere a tutti noi.

Lettera divisa in cinque capitoletti: Un anelito profondo, Un ordine nelle creature e nel creato, Il servizio dell’autorità, nella verità secondo giustizia con libertà e amore, La pastorale della pace, con una Introduzione e una Conclusione.

Con una bella introduzione sul senso delle parole “alcune parole a volte finiscono per definirci diventano agli occhi di chi ci conosce  ancora come i lineamenti del volto e del cuore”. (o.c.) inizia la lettera riportando quelle famose del discorso della luna, parole semplici, buone che coinvolgono e commuovono. “Una voce, dice, sola che raccoglie quelle di tutta l’umanità, una voce di pace a un mondo chiamato alla pace perché fatto per la pace, una pace che prima di essere un equilibrio geopolitico è un anelito profondo degli essere umani di tutti i tempi. Perché nulla senza la pace può dare valore all’umanità”. (o.c.)

Un ordine che nasce ed è presente nelle creature e nel creato, perché Dio crea mettendo ordine, dando un nome alle cose, donando luce per dissipare le tenebre e farci distinguere le cose e le persone, ma questa luce che rischiara è anche un richiamo a rispettare tale ordine e da qui anche il lavoro umano. Questo quindi l’incarico affidato da Dio a vivere questo ordine nel rispetto e nella dignità del lavoro, un lavoro che deve essere fatto con responsabilità e che ci assicurerà luce e pace, un lavoro che deve svolgersi nel rispetto diventando servizio e non solo guadagno e interesse, pertanto il creato e le creature vanno rispettate e l’umanità si farà cooperatrice della creazione iniziata da Dio.

“La vita non è teoria, la vita è la persona umana” (o.c.) ed è qui che s’incastra il prezioso lavoro dei militari che operano per i diritti e i doveri di tutti e il primo diritto è quello di esistere. Ma non c’è ordine se non si attinge a un “ordine” che ci precede e che qualcuno, Dio, ha inserto nella creazione. Un ordine che è armonia e dal quale ordine e armonia scaturisce la relazione e la relazione tra le creature e il Creatore coinvolgendo in questa dinamica le relazioni tra di noi e quindi la necessità di una autorità che dirima questo ordine per una convivenza pacifica e serena tra tutti, ma una autorità non insita in se stessa ma che “governi secondo ragione perché l’irragionevolezza dell’esercizio dell’autorità è un rischio” (o.c.) che la storia ci ha già fatto toccare più volte, pertanto l’Enciclica ricorda la forza morale che deve animare questo servizio facendo appello alla coscienza nel servizio dell’autorità che non deve mai perdere di vista la relazione con gli altri.

La pace, continua il presule, ha dunque una chiara dimensione relazionale e rispettando l’ordine si indirizza in modo corretto sia la relazionalità fra le creature con il mondo sia la relazione tra i fratelli in campo politico e istituzionale. Quindi la ragione ultima dell’autorità è la “ricchezza in umanità”. Il filo conduttore, prosegue l’Ordinario Militare, dell’Enciclica è quindi l’equilibrio nella società, nella politica e anche tra le nazioni nel rispetto della legge morale.

La verità è uno dei quattro pilastri sui quali la pace si edifica, una verità che sfocia dalla giustizia, secondo pilastro, attraverso l’attuazione di un bene comune al quale tutti sono tenuti a portare il loro specifico contributo. La giustizia richiede poi di agire con carità e amore, terzo pilastro, quindi attraverso un attenzione alle minoranze a tutti i livelli evitando la cultura dello scarto ma attuando una sussidiarietà senza penalizzare nessuno, da qui il compito delle istituzioni e dei cittadini ed è in questo orizzonte che si incastra anche il prezioso lavoro dei militari con tutti le sue problematiche come l’uso indiscriminato delle armi.  “La chiesa è consapevole che per difendere la pace ci voglia un ragionevole e non aggressivo esercizio della difesa” (o.c.), quindi una difesa lecita ma con un uso controllato e i militari conosco bene questa dinamica, pertanto l’uso delle armi atomiche sembra impossibile pensarlo nella difesa intelligente e proporzionata a  questo punto entra in gioco il quarto pilastro quello della libertà che dovrebbe regolare anche i rapporti tra le comunità politiche il che significa che nessuno ha il diritto di operare un’azione oppressiva sulle altre.

L’unità fa da sottofondo a questo discoro, così definito della luna, che sembra “coniugare due mondi quella della teologia e quella della pastorale non divisi e distinti o addirittura antagonisti, ma che devono fondersi in pensieri e opere aiutando a vivere le virtù” (o.c.) della fede, della speranza e della carità. Aiutare ed educare a vivere nella pace e alla pace, questo il compito di una pastorale della pace, non tanto una somma di indicazioni programmatiche ma una “terapia” per curare quelle ferite personali e comunitarie attraverso un percorso, che li Pastore Castrense riassume in cinque punti: unificazione, formazione, misericordia, pazienza, fiducia.

Unificazione partecipando alla vita pubblica e contribuendo attivamente al bene comune, superando indifferenze e distanze. Una formazione che curi le ferite che hanno diviso e creando uno sviluppo integrale dell’uomo attraverso una formazione costante. Questo ci porta a un atteggiamento di misericordia attraverso vigilanza, coerenza, comprensione superando il disinteresse. Condannare l’errore e aiutare l’errante a cambiare a migliorare agendo con coraggio e prudenza per raggiungere il vero bene della comunità. In tutto questo servizio è necessaria la pazienza attraverso autodisciplina e una comprensione del prossimo, una pazienza che porta a una gradualità di operazione e interventi. Infine tutto questo può accadere se c’è “fiducia non una fiducia fondata sull’ottimismo ma come medicina contro la superficialità, una fiducia di chi sa di non potercela fare da solo e sa di essere chiamato a un compito gravoso, una fiducia che ha il nome paterno di Dio, principe della pace”. (o.c.)

Questo il messaggio che il nostro Ordinario Militare legge tra le righe dell’Enciclica e del discorso della luna e così questi pensieri sono particolarmente cari a noi operatori della pace. “La pace è una di quelle parole che difficilmente si possono spiegare a tavolino per questo è richiesto che la pace sia vita” (o.c.) e diventi vita. Conclude invocando nella preghiera per intercessione di san Giovanni XXIII questa pace che dobbiamo coltivare nel cuore e costruire nei rapporti della vita.

Il testo integrale verrà consegnato ai singoli reparti.

@unavoce

Foto di Copertina: Copertina della lettera