memorai dei sensi

La mia preghiera stia davanti a te come incenso,
le mie mani alzate come sacrificio della sera.
(Salmo 141,2)

E vidi i sette angeli che stanno davanti a Dio, e a loro furono date sette trombe. Poi venne un altro angelo e si fermò presso l’altare, reggendo un incensiere d’oro. Gli furono dati molti profumi, perché li offrisse, insieme alle preghiere di tutti i santi, sull’altare d’oro, posto davanti al trono. E dalla mano dell’angelo il fumo degli aromi salì davanti a Dio, insieme alle preghiere dei santi. Poi l’angelo prese l’incensiere, lo riempì del fuoco preso dall’altare e lo gettò sulla terra: ne seguirono tuoni, voci, fulmini e scosse di terremoto. (Ap 8,2-5).

“Nulla è nella mente che prima non sia stato nei sensi.” (San Tommaso D’aquino)

 

Siamo nell’Ottava di Natale e tutto ci parla della Nascita di Gesù e questo ci condurrà sino alla festa della Manifestazione (l’Epifania), un tempo caratterizzato da mille tradizioni non solo religiose che ci vogliono però ricordare il mistero dell’Incarnazione e queste tradizioni sono fatte da colori, sapori e anche profumi che invadono le nostre case e alla luce di questa memoria dei sensi vorrei oggi condurvi ad una memoria di sensi che ci richiamano la vita spirituale pertanto vogliate accogliere questi pensieri come occasione per mantenere quel clima di gioia e di pace sapendoci accorgere e stupire di ogni cosa perché nella semplicità dei gesti di questo tempo è racchiusa la sacralità della nostra vita di fede. 

Quest’anno come cammino ci siamo dati, come ogni anno, un obiettivo ed è quello di riscoprire la liturgia nelle sue varie simbologie e nella sua attuazione comprendendone i segni e i gesti per arrivare al cuore del mistero che vogliono significare certi che una maggiore conoscenza ci aiuterà ad una migliore partecipazione.

Vorrei parlarvi pertanto oggi di un “sacramentale” che nelle nostre celebrazioni si usa poco (l’avete visto durante le Adorazioni Eucaristiche solamente) per la piccolezza della nostra chiesa, quello dell’incenso.

Cosa simboleggia l’incenso? In particolare l’incenso è simbolo di adorazione, preghiera, grazia divina riversata sui credenti, rispetto e devozione. Il profeta Isaia (60,6) annuncia che «tutti verranno da Saba, portando oro e incenso». Matteo vede che questa profezia si compie nei doni offerti dai Magi a Gesù bambino (2,11). L’incenso quindi esprime la venerazione e l’adorazione dei popoli lontani, cercatori di Dio, nei confronti di Gesù, riconosciuto Signore. Ma entriamo un pò di più nello specifico e per farlo ci facciamo aiutare da uno studio al quale vi rimando per la lettura integrale.

“Il suo simbolismo coinvolge diversi elementi sensoriali: esso infatti comprende il fatto che l’incenso si consuma bruciando, il fatto che il fumo che ne risulta sale verso l’alto e il fatto che l’odore che esso emana è profumato e pervade l’ambiente. Il salire verso l’alto del fumo profumato è quasi sempre visto dalla Bibbia come immagine della preghiera del credente che sale verso il cielo, che è il «luogo simbolico» dell’abitazione di Dio (cfr. sal 141,1- 2) o delle preghiere dei «santi» che si elevano verso il suo trono (cfr. Ap 8,1-4 e, per riflesso, Ap 5,8): l’azione di incensare (o di bruciare incenso) è dunque preghiera in azione, insieme lode e supplica presentate all’Altissimo dal suo popolo, che totalmente a lui si affida; per questo esso è segno di gioia e di festa grande. Da questo fondamentale significato dipende poi anche l’uso dell’incenso come espressione di onore e di adorazione (cfr. l’episodio evangelico dei Magi: Mt 2,2.11), e quindi di riconoscimento di una qualche particolare forma di presenza di Dio in chi o in quello che si incensa… Il fatto che questo «fumo che sale» abbia un buon odore, poi, viene interpretato dalla Scrittura come un’immagine del fatto che esso è come un «sacrificio gradito a Dio» (cfr. Lv 2,1-2; per il contrario, cfr Gr 6,20, dove «sacrifici» e «incenso» sono in parallelo, ed entrambi «non graditi» ); spesso il Nuovo Testamento identifica con i credenti e con la loro vita questo «sacrificio gradito e profumato»: cfr. 2Cor 2,15 «Noi siamo per Dio il buon profumo di Cristo»; cfr. anche Ef 5,2) e Fil 4,18 (dove Paolo qualifica gli aiuti inviatigli dai credenti di Filippi «profumo di soave odore, sacrificio accetto e gradito a Dio»). Dunque, sotto questo profilo, l’incenso viene utilizzato come espressione dell’accettazione di Dio e, soprattutto, dell’atteggiamento di offerta di sé da parte dei credenti davanti a lui, ad imitazione del loro Signore e Maestro; sempre nel caso della celebrazione eucaristica, questo è ben visibile nell’uso dell’incenso al momento della presentazione dei doni, quando tutto quello che c’è in chiesa – persone e cose – viene unito nell’incensazione alle offerte in senso stretto (quelle poste sull’altare) e – attraverso di esse – con Cristo Gesù che offre la vita per i suoi”. (cfr. seminario.milano)

Ora in merito a questo tema e con queste, anche se pur brevi, premesse vi propongo una riflessione, una meditazione che una persona mi ha girato in questi giorni, dal titolo: “L’affascinante simbolismo dell’incenso, il profumo del sole”. 

“Il culto sacro nella chiesa coinvolge tutti i nostri sensi, compreso l’olfatto. Partecipiamo al culto con tutto il nostro essere: vista, gusto, tatto, udito e olfatto. La bellezza penetra nella nostra anima e si interiorizza. Anche noi dobbiamo “profumare di chiesa” attraverso le nostre azioni nella vita quotidiana. Cosa simboleggia l’incenso? L’incenso è un segno visibile delle preghiere che ascendono al nostro Padre Celeste. È un sacrificio. Nell’Antica Alleanza, Dio ordinò la costruzione di un altare appositamente dedicato alla combustione dell’incenso (Esodo 30:1). I sacerdoti bruciavano l’incenso su questo altare due volte al giorno, una al mattino e una al pomeriggio. Una volta all’anno, anche l’incenso era una parte obbligatoria del sacrificio espiatorio. L’espiazione è l’offerta che Cristo compie sulla Croce. È l’offerta per il perdono dei peccati. Proprio per questo è lodevole bruciare l’incenso durante il Santo Sacrificio della Messa di ogni domenica. Culto che penetra nel cuore: Ricordiamolo, il culto non è solo un atto esteriore. Va sempre al cuore. San Gregorio Magno ci incoraggia a pensare ai nostri cuori come altari dove bruciare incenso. Dovremmo esalare dolci fragranze davanti a Dio. Perché l’incenso è il “profumo del sole”: Jean Hani, nel suo libro Il simbolismo del tempio cristiano, scrive: “l’incenso è il profumo del sole”. Questo perché l’incenso è una resina creata dall’incenso in collaborazione con l’azione della luce solare. Quando prendi un po’ di incenso tra le dita e lo sollevi al cielo, diventa ambrato, trasparente e rifrange la luce del sole. È quasi come un pezzo di luce cristallizzata. L’umanità subisce questa stessa trasformazione sulla Croce. Nostro Signore unisce a Sé l’umile umanità e, come nostro rappresentante, compie un sacrificio perfetto. Ci eleva al cielo per grazia. Cioè, se facciamo della nostra vita un sacrificio insieme a Lui. Il movimento circolare con il turíbulum attorno al pane e al vino durante la Messa fa sì che il cerchio ricalchi la forma del sole ed è preceduto dall’atto di incensare per tre volte i presenti con il segno della croce. L’iscrizione del crocifisso sul pane e sul vino indica che gli effetti della Croce si estenderanno fino ai confini della terra – est, ovest, nord e sud – e il movimento circolare avviene attorno all’area in cui sono state realizzate le croci. L’amore di Cristo riempirà ogni cosa tra l’alba e il tramonto. In effetti, Egli è quel sole nascente. Egli è la luce del mondo. L’incenso che sale al cielo è segno visibile che la terra viene redenta, elevata come offerta al Padre. Cristo è quella linea verticale. Egli è la pietra angolare dell’altare e anche la pietra angolare del tetto del mondo. Innalziamo a Cristo le nostre preghiere con l’Incenso.(cfr. o.c.)

Spero che questa lettura e meditazione possa aiutarci tutti e meglio nella preghiera e nello svolgere le celebrazioni nella nostra Parrocchia.

@unavoce

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