è vita

 

In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero». (Mt 11,28-30)

Allora, fratelli e sorelle, la “cultura dell’abbraccio”, attraverso i vostri cammini personali e comunitari, crescerà nella Chiesa e nella società, rinnovando le relazioni familiari ed educative, rinnovando i processi di riconciliazione e di giustizia, rinnovando gli sforzi di comunione e di corresponsabilità, costruendo legami per un futuro di pace. (cfr. Vatican News)

 

Ieri nel grande raduno dell’Azione Cattolica in Piazza San Pietro a Roma il Santo Padre nel suo discorso ha parlato di abbraccio. Ti rimando al testo per la tua lettura. Tre tipi di abbracci ci ha ricordato: quelli mancanti, quelli che salvano, quelli che cambiano la vita.

Non posso non fermarmi a chiacchierare con voi oggi riflettendo sulle parole del Pontefice senza fermarmi a guardare il dipinto “il Ritorno del figliol prodigo” di Rembrandt, conservato nel Museo dell’Ermitage a San Pietroburgo. Esso mi porta a pensare a quel gesto semplice che compiamo anche noi, ma la domanda che mi faccio e condivido con voi è: come sono i nostri abbracci? quali tipi di abbraccia facciamo o non facciamo?

Quanti abbracci mancati anche da noi e per noi per vergogna, per superbia, perché ci riteniamo migliori, quanti abbracci invece che abbiamo fatto o ricevuto che ci hanno scaldato il cuore e rimessi in gioco quanti abbracci dati o ricevuti che ci hanno cambiato in meglio.

L’abbraccio del Signore è sulla Croce che accoglie e offre per tutti dando compimento a quelli mancati di rifiuto di chiusura di odio talvolta un abbraccio che ci salva da noi stessi dal male dal mondo che ci offende un abbraccio che ci cambia perché sentiamo amore amicizia rispetto.

Il linguaggio non verbale, il linguaggio del nostro corpo parla prima delle nostre parole è il Signore che ci dà l’esempio. Un braccia che va al di là del tempo e della storia, un abbraccio non solo alla gente del suo tempo agli apostoli ma con il Suo Copro il Suo abbraccio si ripete continuamente attraverso i Sacramenti, l’abbraccio più grande è nella Eucarestia nel Suo Copro e nel Suo Sangue.

Allora, il nostro andare verso il Signore, Lui non ci cerca ma ci aspetta e davanti a Lui Egli ci abbraccia, ecco il movimento che ci fa Chiesa che ci fa amati, testimoni e annunciatori.

La psicologia racconta che “la leggenda narra che quando abbracciamo qualcuno in modo sincero, guadagniamo un giorno di vita. La scienza afferma che i neonati non potrebbero sopravvivere senza abbracci e che un abbraccio a una persona cara fa bene alla mente e al corpo. Tra scienza e leggenda, proviamo per un attimo a pensare all’ultima volta che abbiamo abbracciato qualcuno. Un abbraccio allevia le ferite dell’anima, colma il vuoto interiore”. (cfr. psicologia24)

Andare da Lui in chiesa alla S. Messa nella vita della Chiesa attraverso i Sacramenti la carità la preghiera per sentirci abbracciati da Lui e poter abbracciare la vita e l’umanità con questo cuore.

Un andare dal Signore per poter andare verso i fratelli e aiutarli ad andare da Cristo, questo è l’abbraccio che parla questo è il linguaggio dell’amore della fraternità della felicità della Chiesa quella Chiesa che Cristo ha voluto perché dalla Croce l’umanità possa trovare la strada per la vita eterna e non perdersi nel buio del mondo e di mancati abbracci  ma offrire la salvezza quella di tutti i giorni e quella eterna quella che ci cambia il cuore per essere veri protagonisti della vita nostra e del mondo.

@unavoce

 

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