Paura o Amore
Gesù invita Marta e Maria a credere tenacemente proprio nel momento del dolore più profondo: la perdita di un familiare o di una persona cara è per tutti un’esperienza gravemente penosa. Del resto, lo è stata anche per Gesù: «Guarda come lo amava!» ci narra il Vangelo. (Card. A. Scola)
Le parole delle sorelle di Lazzaro sembrano essere anche le nostre: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto” (Gv 11,21) e mi danno l’opportunità oggi di parlare con voi della morte, un tema che non trattiamo mai o raramente anche nelle nostre catechesi e nelle nostre omelie ordinarie nonostante la nostra fede perché, anche involontariamente, pensiamo sia scaramantico e così con i giovani perché son giovani e con gli anzi perché sono anziani, con chi malato o altro diciamo e pensiamo che sia un modo rispettoso e opportuno il non affrontarlo tolto poi il fatto che quando accade allora s’innescano situazioni difficili da vivere e da comprendere. Così oggi vorrei con voi, aiutati dalla fede e dalla psicologia a parlare di questo: cosa fare quando muore una persona cara?
Penso che prima di tutto non dobbiamo mai dimenticare che tutti dobbiamo morire è questa è una certezza che unisce tutti quindi il pensarci ci permetterà di vivere meglio il presente e appieno il dono della vita. Saper affrontare le difficoltà con intelligenza e con gli strumenti che abbiamo per poi continuare a camminare sulla scorta di quello che abbiamo vissuto con queste persone è l’atteggiamento ideale che credo sia importante vivere.
Quindi vivere non significa non pensare che la vita finirà, non mi sembra intelligente come approccio, il fatto di non parlare di non pensarci non ci toglierà da questa realtà per cui è bene tenerlo a mente.
Io credo che nessuno di noi tema la morte e non è neppure questo il motivo per cui siamo così riluttanti nei discorsi e nei pensieri, ma penso che tutti abbiamo paura di soffrire. Quindi quando una persona cara muore si accendono in noi queste paure e la morte di qualcuno se poi una persona cara un parente un genitore un figlio … “diventa motivo di sofferenza perché temiamo che ci toglierà qualcosa. Condivisione di momenti, gioia, complicità, supporto, conforto, attenzioni, cura. Prepararsi significa comprendere cosa verrà a mancare quando quella persona morirà”. (cfr. Papasidero)
La psicologia ci dice che in questo frangente si attivano delle “leve della sofferenza” che coinvolgono la nostra dipendenza emotiva e qui entriamo in un campo complesso nel quale mi avventuro da inesperto rinviandovi ai tecnici ma con la consapevolezza che forse la banalità del linguaggio che uso possa aiutare a comprendere la complessità della mente e delle nostre emozioni. La nostra dipendenza emotiva condiziona il nostro stato d’animo la nostra reazione il nostro star bene o star male difronte a un fatto e questo vale anche per la morte. Pertanto il contrario sarà una libertà una indipendenza emotiva che ci aiuterà a vivere bene il presente e accettare il futuro.
“Si chiama indipendenza emotiva e significa che le tue emozioni non dipendono mai da quello che vivi. Neanche di fronte alla morte. Se c’è una certezza in un ambito così complesso come la psicologia è che noi creiamo le nostre emozioni attraverso il senso che diamo alle esperienze che viviamo. Prepararsi significa diventare padroni di questa nostra natura emotiva. Il primo passo, in questa preparazione, è capire come nascono tutte le tue emozioni… Prepararsi alla morte significa prepararsi alla vita. Sono pronto ad affrontare la morte se imparo a vivere pienamente la mia esistenza. E vuol dire, ad esempio, non creare legami di dipendenza con gli altri. Se tu fai passare la tua felicità da qualcuno, stai sbagliando. Delegare la propria felicità, anche in parte, a qualcuno crea dipendenza e non esiste una relazione dipendente che sia sana. In nessuna misura. Perché quando gli altri hanno un ruolo nella tua felicità, tu cadi nella trappola del bisogno. Perché è importante capirlo? Perché oggettivamente quando muore una persona cara tu non soffri per la morte, soffri se ti trovi in questa trappola. Ci illudiamo che a farci soffrire sia la morte, ma sono le leve della sofferenza e la trappola del bisogno in cui ci gettano la vera e unica causa della sofferenza umana. Prepararsi significa costruire un percorso di crescita personale con cui arrivare alla piena indipendenza emotiva. E non parlo di distacco o indifferenza. Parlo di amore”. (cfr. Papasidero)
E qui entra la confusione o lo sconcerto per questo vi rimando al testo ufficiale e alle spiegazioni di esperti, ma aggiungo che l’amore è alla base e la chiave della nostra vita, un amore felice che differentemente da come possiamo pensare è basato su una libertà e una indipendenza emotiva che coinvolge e lega a una libertà che sa amare che sa farsi amare veramente nel rispetto e nella fedeltà e non per interesse o bisogno e vorrei aggiungere talvolta proprio in questi discorsi ci perdiamo per dire la nostra libertà e la nostra felicità senza accorgerci che è già nostra, dipende da noi. Amore e morte vanno sulla stessa strada quella della libertà interiore che ci fa amare e se non possiamo più vedere un corpo abbiamo nel cuore la sua ricchezza la sua anima che ci arricchisce e la nostra fede in questo ci aiuta a vivere questo tempo e questa esperienza.
“Noi possiamo scegliere in ogni istante della nostra vita tra amore e paura. Amore significa felicità, gioia, entusiasmo e apertura. La paura invece porta alle leve della sofferenza e ci porta a stare male. Ricordalo: non soffri per quello che ti accade. Sono invece le leve e la trappola del bisogno il vero e unico motivo della sofferenza. La morte non fa soffrire. Noi scegliamo tra amore e paura anche quando muore una persona cara. La scelta più saggia è costruire in te la forza e l’equilibrio per scegliere l’amore, sempre! Anche nei momenti più difficili la morte è parte integrante della vita. La paura di morire non la superi non pensandoci, la superi imparando a vivere con gioia, senza dipendenze, senza trappole del bisogno a limitare la tua felicità. Non c’è condizione migliore per amare gli altri che quando siamo davvero felici. Essere felici è il dono più grande che farai a chi ami e anche a te perché ti darà la forza di vivere serenamente anche la morte delle persone a te più care. La tua serenità e il tuo amore saranno il modo migliore per dire addio a chi sta finendo il suo viaggio in questo mondo”. (cfr. Papasidero)
Il Signore ci ha insegnato ad avere coraggio a fidarci a sperare e ad avere forza nei momenti di disperazione. Anche Lui piange davanti all’angoscia di coloro che ama e offre la speranza che risorgeremo, questo concetto se pur difficile è la nostra certezza è la nostra fede “e se ci rattrista la certezza di dover morire ci consola la promessa dell’immortalità futura” recitiamo nella liturgia funebre, “la vita non è tolta ma trasformata, e mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene preparata un’abitazione eterna nel cielo”. (Cfr. Prefazio dei Defunti)
Così allora affrontiamo e viviamo il tempo e le situazioni di vita e di morte.
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