Per costruire la Chiesa

 

Mi è capitato di leggere una sottolineatura su un social cattolico che seguo e che stimo per l’onestà e la puntualità di come fornisce e presenta le notizie e le documenta, su un commento fatto da laici in merito ad un’attività specificatamente sacerdotale di cui non ci sarebbe nulla di male se si fossero meglio informati e vorrei cogliere l’occasione per parlare dei laici nella vita di una parrocchia.

Il laicato nella vita della Chiesa indiscutibilmente è una ricchezza e una realtà che ci accomuna nel Battesimo pur nella “differenza che il Signore ha voluto stabilire fra le membra del suo corpo per le finalità della sua missione”, come ci ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica dove al n. 873 prosegue citando il Concilio Vaticano II nel Decreto “Apostolicam actuositatem”, al n.2: “c’è nella Chiesa diversità di ministeri, ma unità di missione” e permettetemi di dire qualche cosa al riguardo, senza pretese ma da semplice sacerdote. Non sono vecchio e neppure più giovane ho diversi anni di sacerdozio e vivo oggi un’esperienza particolare all’interno della Chiesa e non vorrei che si pensasse fosse questo a condizionare il mio pensiero, agli inizi del mio ministero ho fatto l’esperienza di viceparroco e parroco e ora pur con caratteristiche peculiari differenti sono ancora parroco a tutti gli effetti.

Si legge sempre nel Catechismo della Chiesa Cattolica: «Col nome di laici si intendono qui tutti i fedeli a esclusione dei membri dell’ordine sacro e dello stato religioso riconosciuto dalla Chiesa, i fedeli cioè, che, dopo essere stati incorporati a Cristo col Battesimo e costituiti popolo di Dio, e nella loro misura resi partecipi della funzione sacerdotale, profetica e regale di Cristo, per la loro parte compiono, nella Chiesa e nel mondo, la missione propria di tutto il popolo cristiano». «Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio. […] A loro quindi particolarmente spetta illuminare e ordinare tutte le realtà temporali, alle quali essi sono strettamente legati, in modo che sempre siano fatte secondo Cristo, e crescano e siano di lode al Creatore e al Redentore». L’iniziativa dei cristiani laici è particolarmente necessaria quando si tratta di scoprire, di ideare mezzi per permeare delle esigenze della dottrina e della vita cristiana le realtà sociali, politiche ed economiche. Questa iniziativa è un elemento normale della vita della Chiesa”. (cfr. CCC nn. 897 -899)

Parlare di laici e di laicato e sottolineare qualche aspetto che potrebbe creare qualche criticità può sembrare fuori luogo ma in questa riflessione ad alta voce senza pretesa alcuna ritengo di poter condividere il mio pensiero senza uscire dal solco ufficiale della Chiesa. Ricordo uno dei primi consigli parrocchiali da novello sacerdote con il mio parroco – che dopo avermi presentato aprendo così la  riunione dove ognuno poi avrebbe portato il proprio contributo – ci furono diverse proposte, al termine a mo’ di riassunto il parroco prese ogni singolo intervento dando la sua opinione positiva o sottolineando limiti che intravedeva o difficoltà per poter realizzare la proposta avanzata alla quale chiedeva però collaborazione e qui è la parte simpatica a quel punto nessuno era disponibile tutte, pur per giuste cause ovviamente chi la famiglia chi il lavoro il tempo ecc. si sottraeva alla disponibilità effettiva a collaborare e a quel punto il parroco ad ogni attività e alla risposta della disponibilità o meno segnava la fattibilità all’ iniziativa, ricordo che rimasero solo quelle che gestiva lui e io.

Questo esempio per dire che le belle parole vanno bene se ci si trova per confrontarci ascoltarci arricchirci ma alla fine per costruire ci vogliono i mattoni e per mettere i mattoni servono la voglia e la fatica, perché senza mani non si costruisce nulla. Talvolta le parole senza fondamenta rischiano non solo di non costruire ma di minare quello che è già stato fatto.

La parrocchia la fa il parroco unitamente alla comunità, ovviamente la sua presenza il suo stile le sue parole e il suo impegno coadiuvato dal laicato ma da quel laicato che ha voglia di rimboccarsi le maniche, crea la vera comunità. Pertanto se in parrocchiale ci sono laici che desiderano impegnarsi in prima persona e sanno leggere e parlare in modo costruttivo allora tutto si può affrontare vivere e proporre e crescere insieme. Quei laici che pensano invece di sostituirsi al prete o insegnare al prete a fare il parroco, magari anche a giusta ragione, sarebbe più opportuno avessero un dialogo rispettoso attraverso un confronto sereno che porti alla verifica per crescere. Forse posso sembrare retrogrado o non al passo coi tempi ma credo che ognuno debba ricordare le proprie “funzioni”. La formazione gli studi e il ministero danno questa qualifica di guida della comunità al sacerdote, se pur indegnamente, pertanto un laicato formato potrebbe essere una grande ricchezza.

Il ruolo del laico, sentendosi si parte e non “ospiti” della Chiesa, con intelligenza dovrà supportare, affiancare talvolta sostituire in alcune attività e suggerire il sacerdote nella gestione con una formazione non solo spirituale ma tecnica dei vari settori che nei quali si vuole aiutare. Le doti le formazioni personali e i carismi dei singoli sono una ricchezza che va messa a disposizione della comunità e che il parroco dovrà impiegare e guidare. Il sacerdote ovviamente non può fare tutto ne essere ovunque e la collaborazione a pieno titolo del laicato ha proprio questo specifico. Importante sarà allora non perdere di vista la “diversità di ministeri” che caratterizza la missione della Chiesa. Le polemiche non sono una via utile ad annunciare il Vangelo, ma la collaborazione invece è ricchezza per la vita della Chiesa con quello stile di umiltà che ci ha richiamato il Papa nell’ultima Catechesi: “l’umiltà è tutto. È ciò che ci salva dal Maligno, e dal pericolo di diventare suoi complici. E l’umiltà è la fonte della pace nel mondo e nella Chiesa. Dove non c’è umiltà c’è guerra, che discordia, c’è divisione. Dio ce ne ha dato l’esempio in Gesù e in Maria, perché sono la nostra salvezza e la nostra felicità”. (cfr. Papa Francesco)

Troppo e troppo spesso vediamo sentiamo e leggiamo di “laici” che fanno i teologi i liturgisti i biblisti e alcuni veramente preparati e alcuni invece forse con poca conoscenza. Prima di parlare sarebbe bello che ci fosse una formazione e una verifica di quello che si vuole condividere soprattutto se queste parole poi viaggiano nell’etere. La Chiesa ha una struttura piramidale se non accolgo questo principio non riuscirò mai a fare Chiesa, a fare comunità.

Come vedete non ho voluto fare un discorso teologico o pastorale ma una semplice chiacchierata per una giusta collaborazione nella mia comunità nel rispetto delle singole specifiche di ognuno. Tutti possiamo contribuire, offrire il proprio pensiero, la propria proposta e insieme con questo rispetto reciproco si può costruire, mattone dopo mattone, la comunità e vivere nello spirito evangelico. Proprio questo stile che il papa chiama “corresponsabilità” non esclude la formazione e soprattutto la carità che deve unire e volgere lo sguardo nella stessa direzione pur con occhi differenti.

@unavoce

 

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