Adorazione Eucaristica

 

Nel bailamme della vita, scossa da venti di guerra da liti verbali e fisiche da chi grida più forte la propria verità, nella confusione di un mondo distratto che rischia di perdere la propria identità di creatura che nel rispetto della vita, qualsiasi forma di vita, va alla deriva. In una società che sta dimenticando Dio o lo usa a suo comodo e piacimento per sostenere le proprie convinzioni, credo che per noi cristiani sia importante recuperare il senso della nostra fede nel gesto dell’adorare Dio in spirito e verità. Creati da Dio per lodare Dio e vivere fraternamente tra di noi, ma se non sappiamo fermarci e verificare il cammino rischiamo di andare alla deriva e scandalizzandoci del mondo ci fermiamo invece di rimboccarci le maniche per cambiare le cose che ci stanno portando lontano dall’essenza della nostra vita.

La preghiera è un elemento fondamentale della vita e non va dimenticata e neppure fatta solo per necessità ma la preghiera è voce dell’amico all’Amico è presenza è esserci accanto a Dio è ringraziamento e amore. Adorare Dio nell’Eucarestia, fermarsi in silenzio nella penombra della chiesa con lo sguardo rivolto a Lui che ha dato la Sua vita per me per noi, che ha scommesso su ognuno di noi è la risposta a questa amicizia a questo amore che diventa amicizia e amore verso i fratelli.

Così la nostra comunità propone questo momento di preghiera personale e comunitaria dell’Adorazione Eucaristica il primo giovedì del mese come già raccontato in un altro articolo dove pregheremo in modo particolare per le vocazioni e per i sacerdoti, quei ministri e quegli uomini scelti tra il popolo perché ci portino al Signore e in un momento storico di umiliazione e disagio della figura del sacerdote offriamo a Dio la nostra adorazione affinché questi non perdano mai il riferimento della loro vita: Cristo Gesù come faro per loro e per il ministero che svolgono per e tra il popolo.

Una meditazione di don Tonino Bello ora vi lascio per la riflessione personale: “Il misterioso salire al piano superiore, che san Luca annota negli Atti degli Apostoli, deve pur significare qualcosa. Entrarono in città, l’abbiamo già visto; poi salirono al piano superiore. Forse oggi siamo capaci di entrare nella città, ma non sempre siamo capaci di guardare da una postazione superiore, da una visione prospettica più alta. Cosa significa per noi, come Chiesa e come singoli, contemplare la vita dalle postazioni prospettiche del Regno di Dio? Com’è diverso il mondo quando lo si guarda dall’alto di un aereo! Quante volte anche voi avrete provato le stesse emozioni! Vedere la vostra città dall’alto: all’interno di quella grande macchia colorata c’è il quartiere dove abito, all’interno di quel quartiere c’è il condominio, in quel condominio c’è la mia casa, in quella casa c’è la mia stanza, nella quale magari ho pianto per un incidente di percorso che mi è accaduto. Dall’alto ci viene da sorridere: possibile che io mi sia intristito per tanto poco? Salire al piano superiore significa guardare la vita dalle postazioni del Regno di Dio, assumere la logica del Signore nel giudicare le vicende della storia, assumere la logica di Dio che non è la nostra logica. Significa allargare gli orizzonti fino agli estremi confini della terra.

La misura dei tempi lunghi.

Dopo aver spalancato i cancelletti della nostra sinagoga per allargarli sino agli estremi confini della terra – come si diceva prima – occorre non lasciarci sedurre dall’effimero né intristire nella banalità del quotidiano, occorre introdurre nei nostri criteri di valutazione la misura dei tempi lunghi.

Salire al piano superiore significa questo.

Quanta tristezza ci provoca una parola che ci ha detto il vescovo o un confratello, quanta tristezza per un piccolo sgarbo ricevuto, per una lettera arrivata tardi, per una telefonata ambigua. «Il vescovo ce l’ha con me. Quel confratello ce l’ha con me». Per una Messa detta prima o dopo, per un permesso non dato, per un certificato non vidimato, sono sorte tante tensioni, sono sorte piccole rivalità. Chiediamo al Signore e alla Vergine santa la grazia di salire con lei al piano superiore. Ciò significa non comprimersi l’esistenza nelle strettoie del tornaconto, nei vicoli ciechi dell’interesse, nei labirinti delle piccole ritorsioni vicendevoli. Salire al piano superiore significa non deprimersi per i sussurri dei pettegolezzi da cortile, pellegrini dello scandalo farisaico; significa non avvilirsi per un improvviso calo d’immagine, per una figuraccia che abbiamo fatto, per un’umiliazione ricevuta, quando sembra che la vita se ne vada in frantumi.

Fuori dai bassifondi della burocrazia.

Stiamo ancora nei bassifondi, negli scantinati della vita spirituale: dobbiamo salire al piano superiore anche noi, che qualche volta siamo un tantino burocrati, perché stiamo dietro un tavolo, dentro una curia. Salire al piano superiore per noi significa superare la freddezza di un diritto senza la carità, di un sillogismo senza fantasia e senza estro, di un calcolo senza passione; significa superare la freddezza di un logos senza sophia, d’un discorso senza sapienza e senza cuore. Significa non accontentarsi dell’armamentario delle nostre piccole virtù umane, come se queste potessero comprarci il Regno di Dio, mentre sappiamo che è il Signore che ci dà la forza di essere buoni e umili. Infatti il Signore non ci ama perché siamo buoni, ma ci fa essere buoni perché ci ama. Se la nostra istintiva docilità – perché siamo buoni, perché siamo mansueti – non diviene obbedienza allo Spirito, se l’innata bontà non tocca le sponde della comunione trinitaria, non lambisce la battigia della santissima Trinità, se le attese calcolate non trascendono verso i traguardi della speranza ultramondana, se l’indulgenza congenita che abbiamo non si trasforma in perdono cristiano – lo ripeto: se la nostra naturale indulgenza, la condiscendenza, la remissività, la dimenticanza congenita, non attinge alle sponde del perdono cristiano – allora siamo sempre al pian terreno di una abitazione le cui finestre non sono ancora scosse dal vento rinnovatore dello Spirito”. (cfr. don Tonino Bello)

Ogni primo venerdì del Mese Ora di Adorazione Eucaristica per le vocazioni e i sacerdoti dalle 17.00 alle 18.00 trasmessa anche in streaming (per tenere uniti quelli lontani e impossibilitati a partecipare in presenza) sul canale di Instagram della nostra parrocchia (una_voce_2018) con la recita della Liturgia del Vespro attraverso la App della produzione della C.E.I.

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