di Cristo

Unità nella diversità

 

 “Cristo sì, la Chiesa no, ma è proprio la Chiesa che ci porta Cristo e che ci porta a Dio; la Chiesa è la grande famiglia dei figli di Dio. Certo ha anche aspetti umani; in coloro che la compongono, Pastori e fedeli, ci sono difetti, imperfezioni, peccati, anche il Papa li ha e ne ha tanti, ma il bello è che quando noi ci accorgiamo di essere peccatori, troviamo la misericordia di Dio, il quale sempre perdona”. (cfr. Papa Francesco)

 

Una storia lunga più di due millenni con chiari e scuri alti e bassi persecuzioni e guerre di terra e di potere con accordi e limiti con i governi che si succedevano nel tempo e nella storia. Una Chiesa che dal Cenacolo dopo la discesa dello Spirito Santo si è diffusa in tutto il mondo. Una struttura sì ma un aggregazioni di uomini sotto una gerarchia costruitasi nel tempo e con le logiche umane che rimane però a servizio dell’umanità dei popoli e delle nazioni perché i Cristiani possano vivere e professare la loro fede e ogni uomo di buona volontà possa dialogando con tutti quelli che gli sono attorno, vivere con dignità.

Non sempre ci sono stati uomini e situazioni felici che però non possiamo toglierli dal contesto storico di un determinato periodo. Ora non è mia intenzione, non ne sarei capace, fare un’analisi storica della vita della Chiesa ma solo rischiare alla nostra memoria l’importanza della Chiesa, voluta da Cristo e affidata a Pietro come colui che raccoglie tutti sotto un’unica guida aiutato dai vescovi successori degli apostoli, per il mondo.

Una Chiesa che rimane voce di chi non ha voce e se qualche volta dialogando con il mondo si è persa non ha mai dimenticato la presenza di Dio tramite l’azione dello Spirito Santo sorreggendola guidandola e accompagnandola sino ad oggi. E ora che siamo qui ancora a dare continuità in un modo totalmente differente da quello passato rimane voce di chi non ha voce e al di là di pronostici e discorsi più o meno seri intelligenti e competenti si appresta a eleggere il successore di Pietro per proseguire il cammino in ascolto della Voce di Dio che attraverso lo Spirito Santo consiglia gli uomini che guidano la Chiesa di Cristo.

Come cristiani ancorati al Vangelo e a quello che rappresenta, a Cristo nato morto e risorto, alla Croce segno di salvezza per tutti preghiamo e pur riflettendo e facendo congetture e sperando chi in un modo e chi nell’altro pensando che i pensieri dei singoli o dei gruppi che vediamo sui social possano condizionare la Chiesa, noi preghiamo perché lo Spirito Santo contini a guidare questi uomini e tutta la Chiesa.

L’atteggiamento che tutti dobbiamo avere è di fede e fiducia di preghiera e di conoscenza senza lasciarci prendere da quel nichilismo da quel liberalismo o dalle varie correnti che sembrano pure belle ma che nascondono limiti e rischi di eresie sulla fede unica.

Certamente i tempi sono cambiati ma il Vangelo è sempre quello, possiamo cambiare i linguaggi i modi ma non possiamo dimenticare il passato e le sue tradizioni il rischio sarebbe di perdere e di confondere il Vangelo con le nostre opinioni e modi di governare. Il dialogo e l’universalità della Chiesa se perde l’unità credendo in a diversità utile rischia di perdere la sua caratteristica di annuncio. La diversità che alcuni sottolinea come elemento importante più che l’unità diventa limite se è vista da sola, unità nella diversità credo sia la strada per proseguire il cammino alla luce si di nuovi orizzonti ma senza dimenticare la meta.

Pensiamo che ballare in chiesa o addolcire o salare i comandanti e i sacramenti sia più facile per annunciare e coinvolgere ma queste sono strategie di marketing che non debbono condizionarci. Dobbiamo leggere il mondo ma non lasciarci coinvolgere con le sue dinamiche il rischio è di perdere e non testimoniare il Vangelo.

Gesù era accanto a tutti ha compiuto gesti fuori dalle logiche del tempo dalla tradizioni ma è rimasto fedele al disegno di Dio per il quale c’è l’ha inviato in mezzo a noi attraverso l’obbedienza di Maria la disponibilità di Giuseppe l’amore dei discepoli e l’affetto del popolo. Se tra questi molti non hanno compreso e anzi hanno combattuto sino a portare Cristo alla Croce non dimentichiamo però che quella Croce è diventata la nostra salvezza.

Questa è la Chiesa che dobbiamo amare e servire nel rispetto della storia delle tradizioni con lo sguardo al mondo e ai tempi che cambiano ma senza perdere dignità rispetto e senza trasformarla in un grande circo. I preti e i vescovi devono non perdere quella dignità che non è ricordare una posizione sociale ma quello che annunciano il Vangelo e Cristo. Tutto è possibile ma senza banalizzare o scimmiottare le logiche del mondo. Hanno seguito Cristo perché era uscito dagli schemi ma Cristo non ha trasformato il Tempio in una spelonca di ladri anzi ha ricordato quanto fosse importante vivere con dignità nel rispetto di quella fede dei padri che da Abramo è arrivata sino a noi. Questa è la preghiera che innalziamo e l’impegno che tutti dobbiamo metterci.

@unavoce – foto: fonte

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