nelle contrade
Ieri sera mi trovavo in giro per la citta in una notte dal profumo delicato estivo illuminata da una bella luna piena che campeggiava nel cielo guardando giù e mi ha colpito una scena di bambini che giocavano per strada senza curarsi di chi li circondava è stato simpatico e con la mente sono tornato indietro nel tempo quando anch’io da bambino a casa della nonna si giocava per strada. Non è nostalgia di un tempo passato né queste semplici parole hanno la pretesa di un’analisi sociale o psicologica ma solo un condividere un ricordo di un tempo spensierato che tutti più o meno abbiamo vissuto. Vedere dei bambini senza telefoni o fare i capricci e giocare con un sano entusiasmo facendo quel chiasso che è tipico di chi sta divertendosi è stato rigenerante.
Un’altra curiosità mi è stata fatta notare da un’amica, un cartello in una zona della città che recita: “rallenta qui si gioca ancora in strada – chi non ha contrada non ha casa”, direi che in queste parole c’è il desiderio di bello di bene di pace di valori.
Un cortile un pallone era tutto e ricordo don Bosco che con un cortile e un pallone ha creato gli oratori luoghi dove incontrarsi dove giocare dove crescere. Nei primi anni di sacerdozio come viceparroco il compito era l’oratorio ed essendo cresciuto dai Salesiani dove in quel luogo ho coltivato la mia vocazione e ho mosso i primi passi del mio ministero dove bastava un pallone una corda un gioco a nascondino un tiro alla fune le biglie il lancio delle carte o scavalcare i muretti per vedere i giardini la cartolina nei raggi della bicicletta il gioco di guardia e ladri … erano sufficienti per stare insieme.
Non è una nostalgia a un tempo che forse non tonerà ma il ricordo che basterebbe poco per educare per trascorrere il tempo libero e per incontrarsi. Non che non si litigasse o non si facessero birbonate ma bastava un grido della mamma della nonna o anche della vicina di casa per ritornare a giocare insieme senza giudizio o pregiudizio. Si ritornava a casa sudati e con le ginocchia sbucciate senza lamentarsi per non essere rimproverati ma con il desiderio di riuscire di aspettare il girono dopo per ritrovarci – dopo i compiti ovviante – a rivedersi e stare insieme.
Una stagione del mondo e della vita che sembra sfumato e ora complicato da un individualismo che è più dei grandi che dei piccoli che si adeguano all’esempio che gli diamo agli spazi che gli abbiamo tolto al tempo che non abbiamo più da dedicare a loro agli amici agli altri …In quel tempo con quei mezzi si scopriva la genialità dei bambini dove bastava un legno un pezzo di cartone per inventarsi una storia da giocare.
Oggi sembra tutto sorpassato e giudicato senza riflessione seria dimenticando forse la cosa più importante che in quel tempo i bambini e le famiglie socializzavano, c’era il servizio segreto delle nonne sedute davanti alle porte che sorvegliavano, lo sguardo vigile delle mamme che con un’occhiata rimettevano tutti a posto, il rispetto e il dialogo tra vicini di casa.
Oggi per strada non si gioca e non si può giocare ma ancora campi e campetti ci sono dove i nostri figli possono sudare sporcarsi sbucciarsi le ginocchia senza preoccuparsi. Ieri sera ho visto questi bambini spensierati senza curarsi di chi gli passava accanto o chi gli era seduto vicino a giocare con entusiasmo a litigare per un pallone a piangere e a consolarsi tra di loro a mettere al centro il più piccolo che sembrava non riuscire a stare al passo.
In questo quadro d’epoca ho scorto la bellezza della vita della fratellanza dell’accoglienza del rispetto dell’onesta … forse dovremmo di più guardare ai nostri figli, forse dovremmo di più passare tempo con loro e lasciarci coinvolgere nelle loro fantasie nei loro giochi. In tutto questo c’è il cuore buono che educato dall’esempio dei grandi – sperando che ancora ci sia – e dalle collaborazioni corrette di scuola chiesa e sporto fanno crescere uomini e donne che sono veramente il bel futuro che tutti desideriamo.
Valori perduti? No! Valori assopiti che basta poco a rinvigorire se ci lasciamo avvolgere dalla bellezza della vita guardando in alto con uno sguardo che va al di là di giudizi e pregiudizi, quei valori che Gesù ci ha insegnato nella sua vita, stando accanto. Scrive l’evangelista Matteo: “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero». (Mt 11, 28-30) Questo è crescere e vivere stando accanto gli uni gli altri con la semplicità di chi non vuole nulla ma solo esserci.
@unavoce – foto by Serena: cartello per la citta di Cesena