Vita di comunità

 

Non sono mai stato un tipo facile per carattere e chi mi conosce e mi ha frequentato lo sa bene, però credo che la promessa di obbedienza che facciamo al giorno della nostra ordinazione non debba essere né dimenticata né giustificata, così come quella di fedeltà al matrimonio, o il giuramento pronunciato iniziando questa vita in divisa.

Ovviamente non sempre le scelte dei nostri superiori o delle situazioni di una famiglia ci piacciono, oppure magari vediamo situazioni che non ci sembrano corrette e credo che il nostro compito sia quello anche di far presente tali criticità ma sostituirsi o puntare il dito pubblicamente oltre a creare divisione e dissapori non porta alla soluzione ma solo ad ulteriori divisioni.

In questi tempi difficili dove questo aspetto, a tutti i livelli e a tutte le età, è messo in discussione ci deve porre in atteggiamento di riflessione e presa di coscienza maggiore, forse è il caso che prima di parlare o giudicare e pubblicare sui social le nostre private opinioni, interrogarci e informarci bene e sui canali giusti.

Facile avere le soluzioni quando non si è i responsabili e lo vediamo anche nei nostri particolari ambienti di lavoro. Facile giudicare per difendere un proprio modo di vedere. La libertà è per tutti e le regole in una istituzione o in una famiglia non sono limite ma semmai opportunità di collaborazione, pertanto sarà importante che con umiltà impariamo ad accettare anche le decisioni che non ci piacciono.

Il disagio o gli errori che intravediamo ovviamente vanno denunciati ma nei luoghi e nei modi giusti e senza creare pubblicità sui media, per sembrare così i giustizieri della verità. Questo serve solo a creare dispiacere, divisione e confusione. Questo modo di procedere è presente in molti ambiti del nostro vivere: famiglia, Chiesa, scuola … pertanto l’invito e quello di educarci all’obbedienza, e questo non significa inginocchiarsi a cose che non ci piacciono ma rispettare le regole di un ambiente di una famiglia di una istituzione.

Regole che possiamo non condividere o fare presente determinati limiti e difetti di un’organizzazione, però senza dimenticare i modi e i luoghi opportuni, altrimenti è facile parlare di pace e invocarla pretendendola per poi non viverla nel nostro quotidiano, in casa nostra, negli ambienti che frequentiamo e viviamo. Quindi, obbedienza al Vangelo prima di tutto e dal Vangelo alla vita, alla Chiesa. Per quanto riguarda noi consacrati e ogni cristiano, imparare ad accettare quello che a parer nostro sembra non essere adatto sapendoci affidare alla sapienza della Chiesa.

Non ci scegliamo i genitori ma li amiamo così come sono ci discutiamo ma con rispetto, … e così deve essere per i nostri superiori che sia il papa il vescovo il parroco i genitori l’insegnate il comandante … Il confronto deve sempre essere sereno collaborativo nel rispetto dei ruoli e questo ci permetterà di aggiustare il tiro e fare la cosa giusta per quanto soggettiva possa essere e senza dimenticare mai il bene comune.

Questa semplice nota per la mia comunità per educarci a come porci nella vita della Chiesa ma anche nella vita scoiale quotidiana, nelle nostre famiglie e nella nostra comunità.

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@unavoce – foto: fonte

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