I like della fede

Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia e altri uno dei profeti». Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». (Mc 8, 27-29)

 

Oggi tutti, nessuno escluso, piccoli e grandi siamo sui social e anche se in modi diversi guardiamo ai like che riceviamo, quanti ci hanno guardato, letto … critichiamo ma a tutti piace essere al centro o comunque essere visti e considerati. Pubblichiamo di tutto e ci sono molte cose interessanti, belle significative edificanti. Troviamo di tutto, si parla e si legge di tutto, forse non sempre però tutto è verificato o detto con buon gusto e in modo intelligente ma si trova di tutto. 

Sembra ormai essere una necessità vivere le vite degli altri, scrutando ogni account e forse questo modo di vivere portandoci ad impigrirci un po’. La mia età è quella della generazione di mezzo, nati senza connessione ed entrati nella connessione. Dai giochi per le strade alle strade virtuali dell’etere.

In tutto questo anche la Chiesa è presente sui social in modo ufficiale e in modi privati con tutte le buone intenzioni ma vedo che molti di noi, talvolta per un like, svendono il Vangelo con messaggi che sanno di personale più che di vangelo pur giustificando o sottolineando che è solo un linguaggio nuovo per un messaggio che non ha tempo ma che supera il tempo. Forse, e lo dico con rispetto, però vedo molta banalità e cattivo gusto nelle scelte di come trasmettere il Vangelo. 

Ora, dico a me stesso e a noi sacerdoti, che potremmo avere i like più genuini, se volessimo: le presenze nelle chiese alle celebrazioni, sarebbero i più veri perché oltre alle idee c’è la presenza e la presenza è piu di un like, anche se forse più faticoso.

Nulla è male se usato per migliorarci e comunicare ma non lasciamoci sopraffare dalla pigrizia di delegare solo a un segnale nell’etere il Vangelo e la vita della Chiesa e delle nostre comunità. Questi strumenti e invenzioni, che danno risalto alle grandi capacità del genere umano a creare possibilità di bene e di pace, di condivisione e di crescita, possono essere un grande dono per amplificare ma senza dimenticare la grandezza della presenza, della parola, dell’empatia, di come ci presentiamo, dal tono di voce, dall’eleganza dei modi, dei gesti e di tutti quegli elementi che servono per vivere la comunità sia sociale che della Chiesa. 

Mettiamo il nostro like con la presenza, con il nostro esempio, con l’esserci con il partecipare attivamente aiutati dai social ma senza farci sostituire da essi per costruire un mondo migliore, il Regno di Dio. Rimettiamo Cristo al centro e non noi stessi, questo sarà il più bel like che potremo ricevere o mettere. 

@unavoce -foto: fonte 

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