Male sociale

 

Sorrido nell’iniziare a scrivere questi pensieri ad alta voce che vorrei condividere, si oggi vorrei sottolineare l’ignavia che scaturisce in un individualismo che c’è un po’ in tutti. Tutti noi pretendiamo e pochi s’impegnano, tutti giudichiamo quello che gli altri fanno e pochi faticano a fare anche il minimo, pretendiamo ma non ci impegniamo e non è solo una situazione dell’età giovanile ma genarle che coinvolge ogni età, ogni ceto sociale, ogni categoria di persone.

Vediamo crollare l’impianto sociale e non va più bene nulla, tutti sbavagliano e chi si lamenta grida o critica creando confusione senza un impegno serio se non solo a puntare il dito o facendo dimostrazioni plateali invece di rimboccarsi le maniche, sembra che basta strillare allo scandalo, al diritto, alla giustizia per risolvere i problemi per poi però non esserci nessuno impegno serio.

Badate bene che questo accade in famiglia, nei posti di lavoro, nella società, nella chiesa in ogni ambiente nessuno escluso, tutti hanno qualche cosa da dire e pochi anzi pochissimi si rimboccano le maniche e questi che si lamentano e non fanno si permettono pure di giudicare o di dare soluzioni per poi non attuarle nel proprio spazio nella propria vita.

Parliamo di attenzione alle persone e alla fine il vero interesse è solo individuale, è non essere disturbarti, è fare bella figura, è non avere problemi e lo si vede sia nei livelli dirigenziali che in quelli della vita ordinaria. Una lamentela generale dove chi alza la voce sembra che voglia fare ordine, riportare disciplina e valori per poi accorgersi che non è così ma solo un parlare e un fare e un decidere a beneficio personale, solitamente per non avere problemi.

C’è una stanchezza generale che avvolge le istituzioni qualunque esse siano, c’è una stanchezza personale e famigliare che toglie il respiro e vediamo famiglie distruggersi, rapporti interpersonali perdersi, ambienti di lavoro stressati. Si richiamano le regole e i doveri però solo a proprio beneficio mascherandoli come bene comune. Non vogliamo problemi e creiamo problemi. Richiamiamo al valore delle regole per gli altri per poi scusarci o giustificarci di alcune scelte per un bene superiore che alla fine è solo un bene personale.

Forse è il tempo di smettere di vivere approfittando e vivere invece quello che abbiamo con responsabilità, senza invidie e pretese. Non facciamo ma pretendiamo e se facciamo qualche cosa sembriamo dei martiri o dei santi senza accorgerci che abbiamo fatto solo il nostro dovere. Gridiamo al diritto per sostituirci al diritto facendo finta e questo sia da parte di chi è chiamato a guidare sia da parte di chi è guidato. Credo che così facendo prima o poi tutto crollerà e non è vita ma un sopravvivere, un vivacchiare facendo finta di niente, imputando responsabilità a terzi senza prendersi le proprie.

È il tempo di scuoterci dal torpore e da questa indifferenza rivestita di perbenismo, scendere dai piedistalli e riprendere le regole della convivenza onesta nel rispetto degli impegni che ci siamo assunti. Parlare meno e lavorare di più, vivere con maggiore serenità senza pettegolezzi e chiacchiericci, senza guardare cosa fa l’altro cosa pensa l’altro ma fare e vivere con serenità e semplicità nell’onestà, guardando a noi stessi senza curarci delle parole vuote e talvolta cattive che vengono pronunciate.

Questo è un individualismo negativo, come solitamente tutti lo leggiamo e lo valutiamo ma la parola “individualismo” potrebbe aiutarci a leggere la vita in modo positivo dove il termine “individualismo” è da intendersi come porre al centro l’individuo, prova a mettere l’altro al centro forse la situazione potrebbe ribaltarsi e scoprire un mondo migliore.

@unavoce – foto: fonte

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