la differenza

La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore. Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell’ospitalità.
Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile. Non stimatevi sapienti da voi stessi. (Rm 12, 9-16)

 

Dobbiamo provarci a costruire un mondo migliore, tutti, nessuno escluso. Non possiamo nasconderci dietro al “Che cosa posso fare io?” Ognuno nella sua vita, negli incontri che ha, nel lavoro che svolge, nelle persone che frequenta e con le quali vive può fare la differenza. Troppo spesso vediamo intorno a noi gesti di violenza, di intolleranza, di grida sconsiderate seguite da gesti anche peggiori, di violenze verbali, di mancanza di pazienza di giudizi animati da pregiudizi per difendere o portare all’attenzione qualche aspetto della vita o solo per fare confusione, per sentirci invincibili e che posso fare tutto, senza rispettare regole e convenzioni per una buona convivenza. 

Possiamo fare la differenza partendo da noi, dalle nostre famiglie, dalle nostre comunità, dai nostri ambienti di vita. Fare la differenza rimettendo al centro i valori come: rispetto accoglienza fedeltà impegno, evitando di sparlare di lamentarci di pettegolare su tutto e su tutti. Educandoci in casa a fare dei discorsi liberi ma onesti e rispettosi con linguaggi belli puliti intelligenti eleganti. Possiamo fare la differenza con lo stile della nostra vita, con un abito adatto nel posto adatto, con un sorriso là dove c’è odio e rabia, con una parola di conforto dove c’è dolore, di pace dove c’è divisione e risentimento. Educhiamoci in casa nostra prima di farlo con gli altri, pensiamo alla nostra vita, prima di parlare pensiamoci. Le parole quando sono dette non tornano indietro. Dimostriamo con la nostra vita che vogliamo un mondo migliore. Non puntiamo il dito sui drammi che vediamo ogni giorno, riflettiamoci sopra pensiamoci e verifichiamoci. Forse noi non uccidiamo ma con le parole o con l’indifferenza potremmo essere alla stessa stregua.

Possiamo fare la differenza con la nostra fede, pura gentile fedele, non occasionale non di convenienza ma onesta rispettosa delle regole, così come nella società. Possiamo fare la differenza con l’onestà della nostra vita. Tutti abbiamo scheletri negli armadi, quindi perché puntare il dito? Verifichiamoci correggiamoci insieme con carità e rispetto, aiutiamoci ad essere migliori a parlare bene gli uni degli altri.  La verità ovviamente è e deve essere l’obiettivo ma non la nostra verità ma quella autentica e talvolta non interessa sapere tutto di tutti ma accorgersi di tutti ed esserci quando serve non quando fa comodo.

Possiamo fare la differenza con lo stile della nostra vita vissuta cristianamente. Il Giubileo dei Giovani ci ha offerto una speranza che sapevamo ma che non volevamo vedere. Sui social alcuni hanno lamentato di quell’evento i limiti, come se la felicità l’allegria e l’entusiasmo di quei giovani disturbasse i pessimisti, quelli che seminano veleno e buio in giro. Queste persone ci sono anche nelle nostre comunità, nei nostri ambienti, nelle nostre stesse famiglie: i pessimisti, i portatori di buio. Fermiamoci a riflettere e a pensare, gioire con chi gioisce, essere felice dei successi degli altri e non essere gelosi parlando male e giudicandoli ma confortare farcendo capire e non puntando il dito né davanti né dietro o tirandocene fuori.

L’amore che Gesù ci ha insegnato con la sua vita e la sua morte è questo, offrendoci una speranza: la risurrezione, la vita nuova. Ripartiamo da zero, riprendiamo il cammino, eliminiamo queste abitudini superficiali banali e direi addirittura cattive che vorrebbero dire libertà ma che esprimono solo schiavitù e dolore. Impariamo a rimetterci in gioco con dignità eleganza bellezza nei modi nelle scelte nelle parole e soprattutto con la nostra vita.

@unavoce – foto: fonte

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