responsabilmente

Il mondo laico e qualche frangia anche di quello cattolico si scandalizza quando il Papa ricorda che il Matrimonio è l’unione di un uomo e una donna aperti alla procreazione. Questo è il messaggio cristiano e questo è quello che Dio ha pensato ed è questo quello che la Chiesa ricorda e sottolinea. Ora questo non mette in discussione l’amore ma chi si scandalizza sulle coppie di fatto o altro forse gli sfugge il messaggio cristiano e religioso e soprattutto il significato delle parole e il concetto che racchiudono.

La famiglia è quella che nasce dal matrimonio concepito in questo modo. Usare altri termini, come abbiamo già ribadito in passato su queste pagine, ci aiuterà a comprendere il significato e chiudere le polemiche. La diversità fa parte della natura e nessuno discute ma la famiglia cristiana è questa. Le pretese legali o di altro genere di coppie di fatto subiscono limiti e scimmiottano realtà che non sono nella natura delle cose e se si vuole rispettare la natura allora va rispettata anche questa e non solo quello che piace o fa comodo e questo non chiude la richiesta di diritti né però deve appiattire ogni concetto perché l’alternativa diventerà limite e non ricchezza.

Amare e amarsi è un fondamento della vita umana e ognuno ha il diritto di amare chi vuole di vivere con chi vuole nel modo che preferisce ma se confondiamo i termini si rischia di svilire l’uno o sminuire le altre forme. Ogni parola porta in sé un significato e dei criteri, delle logiche e delle regole che se pur umane rispettano la natura della singola situazione. Volere a tutti i costi e fare quello che hanno altre forme di unioni si rischia di confondere il tutto.

“Il Pontefice offre una riflessione sui pericoli che le famiglie avvertono e che le portano a lasciarsi trascinare “in un mare di sollecitazioni mondane”, cercando “modelli di vita illusori, dove non c’è spazio per la fede” che vengono diffusi da mezzi “in sé potenzialmente buoni – come i social – ma dannosi quando fatti veicolo di messaggi ingannevoli”… Forse molti giovani, che ai nostri giorni scelgono la convivenza invece del matrimonio cristiano, in realtà hanno bisogno di qualcuno che mostri loro in modo concreto e comprensibile, soprattutto con l’esempio della vita, cos’è il dono della grazia sacramentale e quale forza ne deriva”. (cfr. VaticanNews)

Quello che dobbiamo fare e testimoniare è l’ascolto la vicinanza senza svendere il Vangelo, amare Dio vivere la fede nella e attraverso la Chiesa è questa la via scelta da Dio per arrivare ad ogni uomo. Il compito della Chiesa è ascoltare tutti amare tutti aiutare tutti senza scendere a compromessi perché vanno di moda perché tutti chiedono e pretendono rischiando una similitudine di questa o quella vita con il limite di snaturarle.

Ognuno sceglie o ognuno è quello che è con il peso delle proprie fatiche e con la certezza però dell’amore di Dio per tutti. Il fatto di essere in un modo o nell’altro non dipende dal singolo anche se oggi sembra andare di moda contraddire ed essere diversi ma per chi vive questa situazione è certamente una fatica dovendosi confrontare con il mondo.

Non dimentichiamo però che le braccia di Cristo allargate sulla croce accolgono tutti ognuno secondo la sua natura la sua vocazione e per tutti il compito è tenere saldo lo sguardo su Dio. Possiamo obiettare contraddire non credere o giudicare pensare che la Chiesa non centra nulla con il Signore mi spiace ma è una propria convinzione e non è la verità cristiana che non è costruita dall’uomo ma viene dalla Parola di Dio rivelata. Puoi contraddire ma questo è il fondamento. Possiamo non credere ma non possiamo neppure prendere che si dica rosso quello che è verde.

Viviamo la nostra fede con la nostra specifica umanità amandoci e rispettandoci ognuno secondo la sua strada ma tutti con lo sguardo rivolto a Dio. Voglio fare il prete e allora la scelta sarà quella del celibato, voglio sposarmi con una donna allora scelgo il matrimonio, voglio vivere con questa o quella persona fai pure ma non chiamarla matrimonio. Ognuno la viva alla maniera corretta il prete non pretenda di avere una famiglia la famiglia non pretenda di essere libera di fare quello che vuole le coppie non pretendano di essere famiglia. Ogni parola racchiude uno stile mischiarle come poc’anzi dicevo si confonde il tutto e si vive male si rimane delusi e non realizzati.

Educhiamo i giovani alla famiglia e i primi sono i genitori che debbono vivere con serenità amore e confronto, passione e impegno. Educhiamo i giovani a scegliere la loro strada chiarendo i concetti di amore convivenza fedeltà procreazione accoglienza, educhiamo i giovani all’amore fedele con chiunque essi decidano di vivere ma secondo le dinamiche naturali proprie. Educhiamo all’amore fedele al rispetto reciproco alla non violenza al dovere alla procreazione e non ai propri comodi. Ogni atto a una conseguenza e allora bisogna essere disposti a prendere le proprie responsabilità. Si è piccoli per prendersi le responsabilità ma si è grandi per compiere determinati atti? Si è giovani per impegnarsi ma si è grandi per vivere delle vite disintegrate e senza impegno? La diversità se da una parte ad alcuni può far paura dall’altra è una ricchezza se la si vive ognuno nel proprio ambito con serenità.

Essere cristiano non pregiudica la natura ma nella natura che abbiamo rimane l’impegno al rispetto e non la pretesa e questo non significa non essere realizzati o esclusi ma ognuno deve trovare la sua serenità nella condizione che vive. Non tutte le unioni sono famiglia ma tutte le coppie debbono vivere con amore fedele e responsabile, non tutte le vocazioni sono come una coppia ma tutti vivano con serenità la propria vocazione celibataria o coniugale con amore e passione, rispetto e fedeltà.

Accettare non significa soccombere accettare non significa essere esclusi accettare non significa essere deboli ma accettare significa vivere appieno chi siamo e verso chi vogliamo andare e per tutti la direzione del cammino è Dio.

@unavoce – foto: fonte

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