Come il Samaritano

“Prima di essere credenti, siamo chiamati a essere umani”. (Papa Leone)

 

In un mono che ha perso il senso del sacro dello spirituale dove il cristianesimo almeno in Europa si sgretola Papa Leone ci ricorda che: “L’evangelizzazione è opera di Dio e, se talvolta passa attraverso le nostre persone, è per i legami che rende possibili” (cfr. o.c.). Questo ci riporta a un rinnovamento spirituale emotivo e di azione riprendere il messaggio cristiano e tornare a testimoniarlo con la vita.

Papa Benedetto XVI diceva: “Il cristiano deve essere piuttosto un uomo gioioso in mezzo agli altri, un prossimo là dove non può essere un fratello cristiano”. Dunque qualcuno che si fa “prossimo”, come il buon samaritano. “Penso anche – aggiungeva il futuro Papa – che dovrebbe essere, nelle relazioni con il suo prossimo non credente, proprio e soprattutto uomo, cioè non dare sui nervi con continui tentativi di conversione e prediche… non deve essere un predicatore, ma appunto, in bella apertura e semplicità, un uomo”. A Ratzinger era chiaro come nasce e come può sempre di nuovo rinascere la Chiesa: dalla testimonianza di uomini e donne attratti da Cristo e capaci di testimoniarlo con la vita, nella compassione, nell’essere compagni di viaggio di chiunque. Per contro, il futuro Benedetto XVI era già allora ben cosciente di quanto fosse illusorio pensare di arrestare il declino della cristianità occidentale chiudendosi in un fortino, riducendo la fede a tradizionalismo, a collante identitario di gruppo, a ideologia per sostenere qualche progetto politico”. (cfr. VaticanNews)

La gioia, la nostra serenità di fondo di essere cristiani la nostra umanità il nostro sorriso ci rimettere in gioco nella testimonianza. La nostra consapevolezza la nostra passione la nostra fede autentica vissuta con umanità ci aiuterà ad annunciare il vangelo lo stile del samaritano che guarisce le ferite del corpo aiuterà a guarire le ferite dell’anima.

Torniamo ad essere persone con il sorriso, il cristiano guarda e affronta la vita con la certezza che Dio è con Lui e allora in un mondo secolarizzato che rifiuta Dio e la Sua Chiesa il nostro compito consacrati e  laici quello di crederci profondamente è quello di non nascondere la nostra umanità e in questa semplice vita presentare la grandezza del Signore che attraverso la Sua Chiesa è samaritano sulle strade polverose del mondo con la serenità della vita con l’impegno dell’azione con l’eleganza di quella preghiera comune che è frutto di una preghiera personale e intima animata dallo Spirito santo che agisce nel mondo e nel cuore di ogni uomo.

Il Santo Padre Papa leone in questi primi passi del suo ministero petrino ci ha dimostrato una semplicità elegante una autorevolezza che viene dal suo volto sereno un’immagine del volto di quel Cristo che forse presi da troppe cose da riflessioni e contrasti da obiezioni e lamentele avevamo dimenticato.

Riprendiamo il cammino ed evangelizziamo con la semplicità disarmante della consapevolezza che Cristo è Lui a chiamare attraverso la nostra semplice umanità. Facciamo esperienza di umanità e in quel corpo sulla strada per Gerico, celebrando l’Eucarestia (passandogli accanto lo vide e n’ebbe compassione) in quel prenderci cura del fratello, riscoprendo i Sacramenti (si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino) in quel dare aiuto, studiando la nostra fede (lo portò a una locanda e si prese cura di lui) in quel preoccuparci, imparando sempre di più a conoscere le cose che riguardano Dio (Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno).

La lingua dell’amore è l’azione dello Spirito Santo che nell’intimità ci fa comprendere ogni parola nella nostra lingua natia e agisce in noi facendoci samaritani gli uni degli altri e ritrovando la strada per amare Dio ed ereditare la vita eterna.

@unavoce – foto: fonte

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